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FIORENTINA, La maledizione di Dainelli

di Enrico Mocenni

Delle tante parole spese attorno alla stagione tribolata della Fiorentina restano dei “fatti” che come tali sono impossibili da contestare. Non tanto tempo addietro gli elogi per il progetto, i colpi di mercato affascinanti e le prestazioni più che positive, sia in campo nostrano che europeo, facevano della Fiorentina il vanto del calcio italiano. Poi qualcosa si è rotto. Il progetto è divenuto col passare dei mesi sempre più titubante, il mercato sempre meno sensazionale e le prestazioni oggetto di contestazione. Sotto l'aspetto prettamente calcistico è innegabile che quella che un tempo era divenuta il fiore all'occhiello della Fiorentina, la difesa, si sia trasformata in un boomerang difficilmente immune alle critiche.

Dal 12 gennaio 2010, la squadra infatti su 21 incontri disputati (tra campionato, coppa Italia e Champions) ha collezionato 10 sconfitte, 4 pareggi e 7 vittorie, rimediando 32 gol su 56 totali da inizio stagione. Se il dato negativo è incontestabile, lo è anche la riflessione riguardo alle cause. La data del 12 non è casuale, ed è anzi coincidente con l'addio dell' ex capitano viola Dario Dainelli. Seppur vero che le colpe della cessione (per una manciata di milioni) non sono interamente attribuibili alla società, è quantomai reale ed inquietante l'involuzione avuta dalla retroguardia viola da quel momento. Premettendo che l' assenza prolungata di Gamberini e il lento inserimento di Felipe abbiano avuto un peso specifico non indifferente, è incontrovertibile la valutazione su quanto visto da gennaio ad oggi, la squadra oltre a segnare poco subisce molto e con grande frequenza.

Quella che potrebbe essere definita ad oggi come “la maledizione di Dainelli”, è stata fino ad ora una delle colpe più evidenti per cui la Fiorentina, ormai fuori dalle coppe, è costretta a navigare in zone di campionato che non le si addicono. A cinque giornate dal termine e con l'Europa ancora lontana, il problema difesa resta il nodo sul quale Prandelli dovrà necessariamente lavorare e al quale la società, nelle vesti di Pantaleo Corvino, dovrà porre rimedio in sede di mercato.