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FIORENTINA, Ma quando sboccia Montolivo?

di Marco Conterio

Se una rondine non fa primavera, figuriamoci un dito davanti al naso e due mani dietro alle orecchie. La stagione pochi alti e molti bassi di Riccardo Montolivo prosegue a ritmi tutt'altro che spediti. Trotterellando, in punta di piedi, senza dare la scossa che tutti si aspettano e che il talento (assolutamente ancora non "presunto" tale) di Caravaggio non è mai riuscito a dare. "Sono forte" ha gridato ad inizio stagione. Ok. Messaggio recepito. Dimostrazioni pratiche? Qualche partita a ottimi livelli, lampi di genio, barlumi di calcio champagne alternati ad una pseudo-danza attorno al pallone fatta di tocchi corti, tiri mosci e tanta gelatina sui capelli.

Insomma, guardiamoci negli occhi e anche nella carta d'identità, senza volerci girare troppo intorno. Lionel Messi è del 1987. Cristiano ROnaldo è del 1985. Scendiamo di categoria? Karim Benzema è del 1987. Theo Walcott è del 1989. Scendiamo ancora? Claudio Marchisio, perno del centrocampo della Juventus insieme a Sissoko, è del 1987. Davide Santon del 1991. Riccardo Montolivo, invece, è nato il 18 gennaio 1985. 24 anni.

Giovane sì, ma non più giovanissimo. Ormai non è più il ragazzetto a cui si perdonano vizi e del quale si tessono le lodi delle virtù e così sia. Ha ventiquattro anni e dovrebbe aver capito che questa è l'età giusta per sbocciare e crescere. Prandelli, dall'inizio della stagione, gli ha regalato una Fiorentina chiavi in mano. Lui non l'ha saputa ancora mettere in moto, seppur le accuse di narcisismo ed eccessiva vanità siano state stemperate col tempo e con parole da ragazzo qualunque, timido, in una bella intervista di qualche tempo fa.

Non è uno sbruffone, nè un montato, nè un piccolo esemplare di autovenerazione calcistica. Riccardo Montolivo è un ventiquattrenne che tarda a fiorire, un giocatore dal quale è lecito pretendere di più. Perché si pensa che abbia le doti per farlo, perché si ritiene lecito credere che possieda le caratteristiche per diventare fulcro, perno e cardine della Fiorentina del domani. Di quella dell'oggi no. Quando capirà che le critiche non sono, di regola, fatte "tanto per", quando capirà che una prestazione, un dito davanti al naso e due mani dietro alle orecchie non fanno primavera, allora potremo iniziare a vederlo sbocciare. Ci auguriamo che arrivi presto quel momento. Firenze non può aspettarlo vita natural durante.