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FIORENTINA, Si può osare di più

di Marco Conterio

IL GLADIATORE - Ci vorrebbero undici Felipe Melo. Una Fiorentina bella e grintosa nel primo tempo, distratta e immatura nella seconda frazione di gara getta probabilmente al vento il match point decisivo per proseguire il sogno europeo. Lascia l'amaro in bocca questo pareggio, poco da dire: la Fiorentina sembra il Bayern nel primo tempo. Attacca, morde, segna e convince. Una furia, una bestia indomabile, con un gladiatore a centrocampo e due artiglieri davanti, contorniati da un collettivo che gira che è una meraviglia.

CESARE "L'ITALIANO" - Poi, il black-out. La spina si stacca quando esce Santana e quando entra Almiron. Un cambio molto pudico per una squadra che aveva professato prima del fischio d'inizio di voler osare. Un Prandelli che si dimostra piuttosto "italiano", nell'accezione difensivista del termine, nella gestione delle sostituzioni. Forse serviva il brio di Jovetic, forse attaccare una squadra sulle gambe era l'arma più giusta da usare, piuttosto che contenere con tre mediani più uno che non è mai entrato in partita. Quello di Osvaldo, poi, è arrivato tardivamente, quando anche l'Artemio Franchi si era reso conto che quella musica della Champions era probabilmente destinata a diventare un ricordo agrodolce.

LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE - Nulla è perduto, in ogni caso. Ci sono due partite davanti, una in casa contro un Lione battibile, una in Romania contro una Steaua che potrebbe già essere spacciata, anche in chiave Uefa, e con la testa solo al campionato. C'è tanto di buono e qualcosa da rivedere in questa sfida interna contro il Bayern. Ribery a parte, la difesa e il centrocampo gigliati hanno offuscato la stella dei big bavaresi e la retroguardia degli uomini di Klinsmann è sembrata una studentessa al primo anno al cospetto di un Gilardino sempre più "speciale".

VINCERE SEMPRE - E' mancato il coraggio, forse, è mancata la maturità, probabilmente. E' mancata la voglia di osare da parte di Prandelli, ma c'è stata una sveglia importante, nel gioco e nelle motivazioni. Servono solo un po' più di grinta e di cattiveria, perché gli Ottavi sono un miraggio ma non ancora un'utopia. Felipe Melo, alla fine della gara, ha suonato la carica. "Non ci resta che vincere contro Lione e Steaua ora". Cuore di Gladiatore.

 

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