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FIORENTINA, The dark side of the moon

di Tommaso Loreto
Immagine tratta da Youtube

A caldo, visti anche i recenti scenari, ci siamo lasciati andare un po' tutti. Cullati da quel boato sul gol di Ljajic che per un interminabile attimo ha riacceso le luci sui ricordi appena dietro l'angolo. Lo stadio che esplode, la corsa della squadra verso il proprio allenatore. La carica della panchina che non si contiene e invade il campo mentre il tecnico esulta come faceva in campo. Scene che servono, atmosfere che sembravano lontane anni luce e improvvisamente ricreatesi quando tutto sembrava perduto. Poi, però, archiviati i tre punti che servono come l'ossigeno, è necessaria la massima lucidità nell'analisi della situazione attuale.

La Fiorentina di ieri, per oltre un'ora, non ha cambiato di una virgola il suo tentennante cammino degli ultimi, difficili, mesi. Poco gioco, pochissime idee, qualche spunto sporadico, e una fragilità agghiacciante di fronte ad un avversario, il Brescia, che forse nemmeno ci credeva di chiudere il primo tempo sul 2-0. E, proprio in quel momento, anche la prima vera, reale, contestazione. Non collettiva, vero, ma pur sempre udibile e nutrita. E il riferimento allo "spendere per vincere" che da tempo non si sentiva dalle parti del Viale Fanti.

In campo, poi, un'assoluta impotenza. La difficoltà d'imbastire un'azione degna di nota, almeno per coloro che non si dannavano l'anima quanto Santana che, da solo, meriterebbe un capitolo a parte su cui presto torneremo. A mezz'ora dalla fine, in soldoni, la Fiorentina ha toccato il fondo. E il rumore del tonfo era già pauroso. Ed è per questo che è necessario andare oltre i semplici tre punti di ieri, e capire che il rischio di far finta di nulla non può più essere ignorato.

Non si può più ignorare, in altri termini, che questa squadra non ha un gioco. Non si può ignorare il malumore di una piazza che, fra veleni e addii traumatici, sente di non poter più sognare. Non si può ignorare che l'ennesimo caso Mutu ha lasciato il terrore , più che giustificato, nella tifoseria che non possa arrivare un rinforzo all'altezza. Sull'argomento, lo stesso ADV ha glissato, mentre Corvino lavora su tre innesti (Neto, Behrami o Martinez e Miller) che seppure siano tutti da valutare solo a posteriori, sulla carta non sembrano poter tranquillizzare coloro che anelano, a ragione, la qualità che assicurava il romeno.

Ma più in generale è sempre più rischioso ignorare che, ancora oggi, il progetto viola si nasconde dietro una cortina fumogena di parole, indirizzi e dinamiche mai troppo chiare. Con la conseguente aria di sommessa rassegnazione che ormai pervade a fronte di risultati deludenti in serie. Senza che, di fatto, sul campo poi cambi qualcosa. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, almeno, ieri si è finalmente vista la grinta e la reazione che ci si aspettava il tecnico trasmettesse alla squadra. Ma serve anche che Mihajlovic cambi passo nell'organizzazione di tutto il gioco viola.

E che la società lo segua, in termini di chiarezza sui progetti, sugli obiettivi, e sugli sforzi da sostenere per raggiungerli. Il mercato di gennaio, questo mercato di gennaio, dovrà dare risposte più chiare di quelle che, fino al gennaio 2011, sono arrivate dalle precedenti finestre invernali. Perchè ancora una volta la Fiorentina ha fatto il suo viaggio all'inferno e ritorno. Un viaggio che a Napoli, per esempio, potrebbe essere di sola andata. E non è più tempo di nascondersi dietro a una vittoria tirata fuori dal cilindro all'ultimo minuto. Il lato oscuro della luna viola, oggi, è quantomai visibile.