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FISCHI E SCOSSONI: STAVOLTA NESSUN ALIBI ALLA SQUADRA

di Andrea Giannattasio

Nel lungo discorso che Vincenzo Montella ha fatto questa mattina al centro sportivo alla presenza di tutta la squadra, tra i tanti temi toccati c'è stato un forte richiamo al senso di responsabilità. Al rispetto della maglia e al significato di appartenenza, qualcosa che ultimamente più di un giocatore all'interno dello spogliatoio viola sembra aver dimenticato. Perché - diciamocela tutta - per battere il Sassuolo o prima ancora il Frosinone e il Cagliari (giusto per elencare le figuracce più clamorose di questa stagione da parte di Pezzella e compagni) non era necessario avere a tutti i costi un monte ingaggi più alto, Mourinho in panchina o un regista alla Pizarro a dettare i tempi. Sarebbe bastato, probabilmente, un po' più di impegno e attenzione, quella ad esempio mostrata (e bene) nelle prime tre partite del nuovo ciclo Montella, dove al di là di un modesto pari col Bologna e due ko con Juventus e Atalanta i tifosi viola hanno assistito ad uno spettacolo ben diverso rispetto alla pietosa prova di ieri contro l'undici di De Zerbi.

Perfino il semi-deserto Franchi se n'è accorto, visto che già nel primo tempo (senza tifo organizzato) sono piovuti fischi reiterati ad ogni retropassaggio o lettura sbagliata delle azioni viola. Il popolo gigliato, nella sua coerente, corretta e civile contestazione all'indirizzo della famiglia Della Valle e Pantaleo Corvino, ha scelto stavolta di non creare alibi nemmeno alla squadra, colpevole al pari dei piani alti del club di un finale di stagione mai così scialbo in tempi recenti (nelle ultime otto gare di campionato la Fiorentina è ultima con appena quattro punti in questa speciale classifica). Tra gli aspetti che, oltretutto, non sono piaciuti - oltre all'assenza della proprietà che tra l'eliminazione dalla Coppa Italia e l'undicesimo ko stagionale ancora non ha trovato il tempo per prendere una posizione davanti a una telecamera - c'è stata la scelta avallata anche dal club di non proferire parola dopo la sconfitta di ieri sera, laddove a fronte di una prestazione da film dell'orrore sarebbe stato preferibile assumersi le proprie responsabilità.

La sensazione è che, oltre alla debacle di Bergamo lo scorso 25 aprile che ha azzerato le residue motivazioni di un gruppo ancora fortissimamente legato a Pioli, in seno alla squadra viola si sia insinuato il forte (e legittimo) sospetto che al termine della stagione verrà messa in atto un'autentica rivoluzione, in base a quelle che saranno le direttive in arrivo da Montella. Motivo per cui viene spontaneo credere che coloro che hanno già intuito che il proprio percorso a Firenze si è del tutto esaurito abbiano già le valigie in mano e la testa proiettata altrove. Verso altri lidi e, probabilmente, stipendi. Un film già visto che riporta alla mente la triste stagione 2011/2012, quando la Fiorentina della triade Mihajlovic-Rossi-Guerini nel girone di ritorno chiuse al 13° posto ottenendo la salvezza alla penultima giornata (i viola, numeri alla mano, del resto ancora non sono salvi).