.

FORSE SÌ, FORSE NO

di Tommaso Loreto

Di nuovo c’è che in attesa di un accordo sugli stipendi dei calciatori, la Fiorentina si affida al Fondo di Integrazione Salariale, come previsto dal Decreto Cura Italia, pur garantendo ai lavoratori in questione l’adeguamento per la riduzione salariale. Una prima mossa da parte di Commisso, in tempi in cui trovare certezze sull’immediato futuro è tutt’altro che facile. 

Mentre si avvicina la scadenza di domani per i responsi in arrivo da parte del Governo il movimento calcio sembra ancora più diviso, tanto più dopo i ripetuti interventi del presidente del Coni Malagò. “Credo che la Serie A faccia bene a pensare a un’alternativa alla ripresa del campionato” ha detto ieri, poco prima che anche il Ministro Spadafora seminasse nuovi dubbi su qualsiasi forma di ripresa. D’altronde un conto è immaginare di tornare ad allenarsi con tutte le sicurezze del caso, un altro quello di giocare per un periodo di tempo in cui sarà necessario isolare squadre e staff. 

Non solo, perchè se la stessa mappa geografica lascia più di una perplessità (a Firenze, per esempio, potrebbero ritrovarsi a giocare le due milanesi e la Juventus) è nei dettagli pratici che il piano di ripartenza sembra traballare. Dai contatti durante le partite ai tamponi necessari per controllare costantemente i giocatori il dibattito sul come e sul perchè è più vivo che mai, e non solo per un fronte che non vorrebbe tornare in campo e che ieri, prima di una pioggia di smentite, era composto da almeno 8 società. D’altronde se un po’ il tutto il paese dovrà comunque fare i conti con il virus nelle prossime settimane è difficile comprendere come un buon numero di tamponi possano essere dedicati prima ai calciatori, magari a dispetto di chi sta peggio. 

Lo stesso intervento del presidente della UEFA Ceferin, ieri sulle pagine del Corriere della Sera, sembra voler sottolineare soprattutto il valore emozionale del calcio al netto degli stadi vuoti fino a fine anno. L’opportunità di regalare qualche ora di svago a chi magari dovesse ancora essere sofferente. Un intento più che legittimo, che certamente oggi verrà ampiamente discusso dalla Lega che affronterà la questione diritti tv, ma da considerarsi unitamente ai danni economici che potrebbe avere l’intero movimento se la ripartenza dovesse posticiparsi ancora. Con una sensazione amara, a chiosa della stessa riflessione del numero uno della UEFA:

è così scontato che nelle condizioni psicologiche, o economiche, in cui versa la maggior parte del paese seguire una partita di calcio, senza tifosi e probabilmente con le solite polemiche di sempre, possa davvero essere il passatempo più atteso?