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FOTO: ALLA SCOPERTA DI ARUP, LEADER DI PROGETTAZIONE DI STADI IN TUTTO IL MONDO

di Andrea Giannattasio

Il caso ha voluto che, dopo i plastici in Sala d’Arme del marzo 2017 realizzati proprio dallo studio Arup Italia per la famiglia Della Valle, fosse lo stesso pool di architetti e ingegneri ad aggiudicarsi cinque anni dopo il concorso internazionale per il restyling dello stadio Franchi. Ma al di là delle dietrologie, non è forse una fatalità che a trionfare sia stato uno dei gruppi più rinomati al mondo. Arup infatti ha un’esperienza ventennale in progettazione e ristrutturazione di strutture sportive, ha partecipato alla realizzazione dello stadio di Pechino, del Singapore Sports Hub, dell’Optus Stadium di Perth in Australia e in Italia questo non è il primo concorso a cui ha partecipato in tempi recenti: Arup era presente anche a quello per lo stadio del Milan e in passato ha lavorato con Renzo Piano per lo stadio di Bari e per quello del Napoli. Per non parlare di due progetti attualmente in divenire: il King Abdullah Sports City a Jeddah (in Arabia) e il Brentford Community Stadium, a Londra.

Uno stadio per tutto l'anno
Arup Italia
, che fa parte del colosso Arup (ieri rappresentato a Palazzo Vecchio da Filippo Minora, senior architet Arup Italia e parte del team di progettazione che fa capo a David Hirsch) impiega oggi undicimila persone, tra cui centinaia di architetti e ingegneri, e dà attenzione massima alla sostenibilità ecologica: è stato partner di Norman Foster nella progettazione della stazione dell’Alta velocità agli ex Macelli ed ha progettato il nuovo Artemio Franchi come un impianto che non funzioni semplicemente come un hub di intrattenimento sportivo ma sia anche un centro di attrazione culturale, un edificio che pulsi di vita continuamente e non solo nei giorni delle partite. 

190 milioni di spesa
La tabella di marcia prevede adesso sessanta giorni di tempo per trasformare i rendering presentati ieri in un progetto di fattibilità tecnica ed economica, poi scatterà la conferenza dei servizi con la Soprintendenza (ieri rappresentata da Pessina, in prima fila) che avrà un ruolo chiave: da allora potrà partire la variante urbanistica e nella primavera 2023 ci sarà il bando di gara per i cantieri del restyling del Franchi, che dovranno partire entro il secondo semestre del 2023 e concludersi entro dicembre 2026 per poter usufruire dei fondi del PNRR (95 milioni di euro) sui 190 milioni di pesa massima prevista (ne arriveranno poi altri 55, visto che il premier Draghi si è da giorni impegnato con il sindaco di Firenze Nardella per garantirgli nuovi fondi, per un totale di 150 già sul tavolo).

Trasloco o permanenza?
Allo stato attuale i cantieri sono stati pensati per consentire alla Fiorentina di continuare a giocare nel suo impianto, anche se con capienza limitata, per i trenta mesi di lavori previsti: la sensazione però è che se i viola nei prossimi anni dovessero partecipare a competizioni europee (e la speranza dei tifosi, ovviamente, è questa), i viola almeno per gli impegni internazionali sarebbero costretti a traslocare. Dove? Al momento l’ipotesi più accreditata è quella del Mapei Stadium di Reggio Emilia. Ma per adesso meglio non correre troppo con la fantasia…