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FR7 SULLE ORME DI JORDAN. PER TORNARE 205 GIORNI DOPO

di Giacomo A. Galassi

L'etica del lavoro fa la differenza in ciò che si fa, tanto più nello sport dove è il fisico il primo protagonista della scena. Ne è piena la storia americana di racconti di grandi atleti emersi dal mucchio proprio perché in grado di far arrivare al limite il proprio corpo. In NBA le grandi star come Michael Jordan - noto di recente per una serie televisiva di grande successo dal titolo "The Last Dance" - o il compianto Kobe Bryant hanno raccontato più volte la loro voglia di allenarsi più degli altri per essere migliori di loro. L'ex giocatore dei Lakers, tanto per dirne una, era solito dormire fuori dal centro sportivo così da essere pronto ad allenarsi alle 4 di notte e poi riuscire comunque a portare le proprie figlie a scuola.

E così fa Franck Ribery, presentatosi stamani due ore prima della normale seduta per cominciare il suo riscaldamento e proseguire la sua riabilitazione (ormai completata) dopo l'infortunio alla caviglia subito il 30 novembre scorso. Il francese fin dai primi tempi del suo approdo a Firenze si è fatto notare per il suo impegno negli allenamenti: fu Joe Barone a raccontare come dopo la sconfitta con il Genoa nel girone d'andata Ribery andò direttamente al centro sportivo, a sfogare la sua frustrazione allenandosi.

Sono gesti che in uno spogliatoio fanno la differenza, perché spingono gli altri a dare sempre il meglio e a non tirarsi indietro. Se un giocatore di 37 anni è il primo ad arrivare agli allenamenti e l'ultimo ad andarsene, chi non ne può venire stimolato? In questo Ribery è molto simile a Iachini, un altro che fa del duro lavoro il suo mantra. Lui come Firenze aspettano il campione Ribery, pronto a tornare in campo 205 giorni dopo il 22 giugno contro il Brescia.