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FREY/BORUC, Niente di personale

di Tommaso Loreto

Facce diverse, quelle dei protagonisti, quando si ritrovano in campo o di fronte alla penna, o al microfono, di qualche cronista. E' il caso che, spesso, mette di fronte le parole pubblicate dai quotidiani agli stessi giocatori. Ed è sempre il caso, talvolta, a disegnare strade parallele a quelle da percorrere sul terreno di gioco. Bene lo sanno, soprattutto di questi tempi, i due portieri della Fiorentina. Frey e Boruc. Perchè per entrambi l'inizio di questa stagione non è stato per niente banale.

Da una parte Seba Frey, una vera e propria colonna (per non dire bandiera) della Fiorentina. Le dichiarazioni pepate dal Canada, le sirene di mercato, e poi le bordate dirette alle scelte del club in un'intervista a Sky. Da allora il portierone viola non aveva più parlato. Lo ha rifatto oggi, spiazzando un po' tutti sul suo rapporto con Prandelli, e ribadendo la perplessità nei confronti della scelta di acquistare un portiere del valore di Boruc. Lui, il polacco, dal canto suo parla poco, ma quando lo fa si fa sentire. L'ultimo esempio, in ordine cronologico, è roba di pochi giorni fa. "O gioco o me ne vado", in sintesi, il concetto ripetuto più volte da Boruc.

Eppure, al di là delle dichiarazioni da carta stampata, entrambe in campo hanno sempre dimostrato quantomeno grande rispetto, per non dire una minima sorta di feeling. Di certo, visti da fuori fin dal ritiro di Cortina, i rapporti fra i due non sembrano essere mai stati tesi, tutt'altro. Com'è giusto che sia, anzi, fin dall'inizio Frey è sembrato il primo ad aiutare Boruc nel suo ambientamento fiorentino. Oggi, qualche mese dopo, entrambi ritrovano le proprie parole sui quotidiani, seppure il campo racconti di un Frey ritrovato, e di un Boruc comunque costretto alla panchina. E, al di là delle parole, è questo il fatto che più conta. Ovvero la conferma che, comunque, la scelta di Corvino di aumentare la concorrenza al francese ha già portato i suoi frutti a tutto il resto della squadra.