GENOVA, Non è colpa del calcio
Il bilancio di feriti e arrestati continua a crescere di ora in ora. Una notte di follia che ha regalato a tutta Europa l'immagine più brutta dello sport. Ma questo non deve spingere a gridare alla sconfitta del calcio. Quello che deve far riflettere è che una semplice partita di calcio non è stata potuta giocare per colpa di un'orda di barbari. E' qui il problema, perchè quei signori sono arrivati fin dentro lo stadio di Marassi? Non c'è nessuna sconfitta e nessuna resa del mondo del pallone. Quello che è successo ieri non riguarda il calcio e nemmeno il tifo, quello che tutta Europa ha visto è stato solo un pretesto per una serie di attività "parapolitiche". Nazionalisti serbi travestiti da tifosi, ecco chi erano quei signori. Tutto questo alla luce di quanto era successo solo tre giorni prima al gay pride di Belgrado, una città messa a ferro e fuoco dalle stesse persone, che con spranghe, coltelli e fumogeni, si sono trasferite a Genova per seguire la loro nazionale. E nessuno si scandalizzi nel pensare che, magari, alcuni di quelli che ieri sera hanno spaventato Genova sapessero anche muoversi molto bene nella città ligure, ricordandosi di quel G8 del Luglio 2001. Quello che è certo è che questi con il tifo non hanno niente a che fare. Sono tutti ex paramilitari cresciuti nei quartieri violenti di Belgrado che hanno oramai solo un obiettivo: infiltrarsi nelle curve per destabilizzare la Serbia. Nazionalisti del tifo, questo è il loro nome. Per tutto questo diciamo che il calcio non c'entra nulla. Secondo Bojan Pajtic, capo del governo della provincia autonoma di Vojvodina: "Questa teppaglia non agisce in maniera spontanea. Sono al soldo di chi vuole impedirci con ogni mezzo di diventare una nazione normale". Milan Petrovic, redattore del quotidiano Blitz "in questo momento lo scopo degli ultrà è politico: creare quanti più problemi possibile a Tadic e al suo governo. E soprattutto un clima di instabilità che dovrebbe, nelle intenzioni di queste persone, portare il paese al più presto ad elezioni anticipate". Il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic: "Chi ha organizzato questi incidenti si trova a Belgrado. Questo è un attacco diretto allo stato". E allora il calcio che colpe ha?