GIOCATTOLO ROTTO
Tra chi aveva tirato un sospiro di sollievo domenica dopo il Sassuolo e chi nutriva invece i soliti dubbi, hanno avuto ragione quest'ultimi. A Udine va in scena un nuovo tracollo viola, se possibile ancora più doloroso per la sconfitta dell'Inter a Genova (e vien da pensare che, in termini di rimpianti, è stato un bene che alla fine la Roma abbia vinto) e la sensazione al fischio finale si avvicina sempre di più a una certezza: il giocattolo Fiorentina si è definitivamente rotto.
Contro l'Udinese di De Canio Sousa stravolge la squadra, si fa prendere la mano dal turnover e dalle novità, e propone Bernardeschi e Blaszczykowski alle spalle di Zarate, mentre dietro viene risparmiato Astori. Scelte che non funzionano praticamente sin da subito, con i friulani avanti sul primo pallone, e con le folate di Widmer che mettono in ginocchio tutta la squadra. La quale, per inciso, davanti è sorretta soltanto dalla confusione agonistica di Zarate (che in assenza di manovra da parte di Berna e Kuba - di gran lunga i peggiori - meriterebbe invece il sostegno di Kalinic) visto che il centrocampo deve tenere a guardia la mediana avversaria.
Il pareggio dell'argentino (praticamente l'unica scelta che ha pagato rispetto ai tanti cambiamenti e alle rinunce ad Astori, Borja e Kalinic) copre solo momentaneamente le amnesie di una difesa infilzata di continuo, e Thereau spenge la luce sulla Fiorentina a metà secondo tempo, senza che nemmeno il neo entrato Ilicic riesca a riaccenderla. Una Fiorentina che perde l'occasione di agganciare l'Inter, si carica il peso di giorni che si preannunciano pesanti tra un futuro del tecnico tutto da scrivere e una squadra che sembra persa e attende l'arrivo della Juventus domenica al Franchi. Francamente, peggio di così, potrebbe solo piovere parafrasando Mel Brooks.
Un giocattolo che, alla fine, si è rotto sotto i colpi di tanti, troppi, errori. Commessi praticamente da tutto l'universo viola. Errori ampiamente evidenti, sotto gli occhi dei più, e da dividersi tra comparti societari e sportivi. Quel gruppo che non ha avuto sostegno dal mercato di gennaio (e probabilmente anche sotto altri aspetti) da oltre un mese si è sfaldato aggiungendo ulteriori responsabilità a un naufragio di fine stagione che rischia di essere persino inquietante se, continuando così, il Milan dovesse accorciare in classifica. Al tecnico, ancora a lui, l'obbligo del riscatto in quella che, in un senso o nell'altro, potrebbe essere l'ultima gara vera dell'anno. Ne va della sua stessa posizione, d'altronde, visto il balletto che va avanti incontrastato sul suo futuro.