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GLI STADI (PRIMA DELLE TV)

di Tommaso Loreto

Si discuterà certamente ancora di come (e quando) si giocherà la Serie A il prossimo anno. Nemmeno il tempo di osservare le frecciate a distanza tra UEFA e club scissionisti a favore di una Superlega, e il calcio italiano è sempre e comunque di fronte a un bivio, con il solito determinante interrogativo legato a fondi e disponibilità economiche. Lo stesso grido d’allarme lanciato dal presidente Giulini la dice lunga sulla condizione della maggior parte dei club della massima serie.

La Fiorentina dal canto suo più definirsi una sorta di isola felice, e in tal senso gioverà ricordare come il club abbia mantenuto la navigazione nonostante le acque agitate dell'ultimo anno e mezzo, seppure un riferimento chiaro e diretto sia arrivato ieri per bocca del direttore generale Joe Barone. Se la società viola aveva infatti votato a favore delle nuove 10 finestre di orari per le gare di Serie A, la successiva sospensione ha bloccato tutto, ma non l’appello del dg viola a riaprire gli stadi con tutto ciò che ne consegue.

“Serve prima di tutto riaprire gli stadi - ha detto Barone lasciando l’assemblea ieri - la gente sta tornando nei ristoranti, può farlo negli stadi e c’è assoluto bisogno degli incassi e dei nostri tifosi. Questa è la cosa più importante”. Un appello destinato a esser raccolto, a prescindere dagli sviluppi sulle dinamiche televisive, e magari ampliato sull’onda dei prossimi Europei dove il ritorno graduale del pubblico sarà la novità più rilevante. Perché un conto è adeguarsi a un calcio sempre più moderno e di conseguenza televisivo, un altro tornare a raccontare l’effetto di una partita giocata davanti a decine di migliaia di spettatori.


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