.

INERMI

di Tommaso Loreto

Non più tardi di 24 ore fa, su queste pagine, auspicavamo che la serata di Fiorentina-Milan potesse essere una di quelle da ricordare. Da porre nella bacheca della memoria insieme ad altre gare epiche rimaste nell'immaginario collettivo. Niente di tutto questo. Anzi, per la verità, ancora una volta in questa stagione, tanto vale dimenticare il prima possibile la serata rossonera e provare a voltare pagina. Andando, per inciso, al capitolo Juventus. Ma, prima di guardare all'orizzonte l'ultima opportunità di regalare un sorriso ai tifosi (perchè adesso sì, l'Europa League è quasi ufficialmente un sogno irraggiungibile, seppure la matemica non condannid del tutto i viola) resta la prestazione fornita di fronte alla capolista. Una prestazione, dicevamo nelle speranze della vigilia, che avrebbe dovuto esprimere soprattutto grinta, convinzione, carattere e un minimo di gioco per provare a pungere.

Tutti ingredienti che, nelle scorse annate, avevano consentito alla Fiorentina d'infastidire, e non poco, anche le più grandi. E tutti ingredienti che, soprattutto in una serata orfana degli spunti di Mutu e del dinamismo di Behrami, potevano e dovevano necessariamente arrivare anche dalla guida tecnica. Mihajlovic, dal canto suo, dopo le "bacchettate" a Ljajic e Babacar della vigilia (metodo particolarissimo di caricare i titolari del giorno dopo, soprattutto se giovani), ha provato un po' tutte le carte. Ma quando la tua squadra, ormai da mesi, non gioca, è difficile trovare nei cambi di squadra e modulo le soluzioni. La Fiorentina di Sinisa, in soldoni, resta sempre la stessa. E al cospetto del Milan stellare di Pato si ritrova inerme, persino impotente. Incapace d'inventare perchè senza Mutu, incapace di dare dinamismo al gioco perchè senza Behrami, ed incapace anche solo di dare la minima sensazione di poter rispondere colpo su colpo perchè semplicemente priva di uno straccio di gioco, o manovra, o impronta dell'allenatore, a oltre 8 mesi dal suo arrivo.

Nell'immediato dopo gara Andrea Della Valle si è sbilanciato poco sul futuro. In società e anche nella squadra. Fino a prova contraria, per il momento, radiomercato continua a raccontare delle conferme di Corvino e Mihajlovic che, sino a oggi, sono coloro che hanno costruito e gestito questa squadra. E che, insieme ai giocatori, sono portatori delle responsabilità di un'annata che già oggi si può affermare come deludente. Eppure, riascoltando le stesse cose dette da Della Valle, viene fuori un aspetto importante. Da non tralasciare. Sorvolando sul concetto di "accontentarsi" del numero uno viola di fronte alle difficoltà delle altre medio-grandi (anche se, forse, solo a Genova vivono situazioni peggiori di quelle fiorentine) è stato il richiamo al Napoli quello che ha fatto più effetto.

Per gli obiettivi che il Napoli sta inseguendo, ma anche per i riferimenti dello stesso ADV. Pensare al "jolly pescato dal Napoli" con Cavani è di sicuro giusto, ma lo sarebbe anche rendersi conto che il bomber partenopeo è arrivato alla corte di Mazzarri per circa 18 milioni di euro. Gli stessi, per intendersi, spesi per D'Agostino e Felipe dai viola, senza contare Cerci. Non vogliamo poi certo fare paralleli fra Mazzarri e Mihajlovic. Il paragone, fra l'altro, rischia d'essere ingiusto per la diversa esperienza dei due tecnici. Ma, di certo, anche in questo caso, come in quello tirato in ballo da ADV di Cavani, il Napoli oggi riscuote le idee, la tattica, la tattica e la grinta di un tecnico il cui curriculum parla da solo. Nel caso della Fiorentina, purtroppo, ad oggi, la pochezza vista in campo al cospetto del Milan è il semplice specchio della pochezza gestionale della società, delle scelte di chi ha costruito il mercato, per arrivare a chi, questi giocatori, non riesce a farli giocare in modo accettabile. E forse, allora, a qualche settimana da un c.d.a. a suo modo fondamentale, anche l'idea di provare a cambiare qualcosa (fosse solo nell'organico da mandare in campo nella prossima stagione) potrebbe non essere del tutto sbagliata.