I SOLITI DIFETTI
Tocca affrontare la sosta con l'amaro in bocca, inutile girarci intorno. Nell'ultima gara della tranche autunnale la Fiorentina s'illude di poter trascorrere, finalmente, un paio di settimane di assoluta serenità. Perchè fosse arrivata la vittoria contro la Sampdoria, anche per la prestazione messa in campo, sarebbero stati ulteriormente certificati i progressi del gioco. E, magari, si sarebbe potuto guardare all'immediato futuro anche con rinnovate speranze.
Invece, dopo un ottimo primo tempo e un discreto avvio di ripresa, la Fiorentina si è ritrovata di nuovo inerme di fronte alle difficoltà. Quasi paralizzata da quel gol di Muriel che ha avuto l'effetto di una doccia ghiacciata. Fino a quel momento, d'altronde, la squadra di Sousa l'aveva fatta praticamente da padrone. Peccando in precisione al momento del tiro (anche del traversone nel caso di Tello) ma collezionando molte più palle gol degli avversari.
Messa così verrebbe da pensare che, allora, la differenza l'ha fatta soprattutto la cattiveria sotto porta. Una lettura che potrebbe anche starci, se non fosse per un aspetto che continua a palesarsi: la rassegnazione mentale. Subìto il pari, in altri termini, la squadra ha dato la netta sensazione di credere pochissimo all'eventualità di tornare avanti. Quasi rassegnata a doversi accontentare di un punto, confusa nel riversarsi in avanti, e vicina al gol soltanto con i tentativi di testa di Gonzalo e Astori.
Un calo mentale, e certamente anche fisico dettato dai tanti impegni ravvicinati, che lo stesso Sousa non è riuscito a limitare. Perchè la lettura della gara in corso, ieri sera, non è parsa impeccabile, tanto più giudicando l'impatto sul match dei subentranti Chiesa, Sanchez e Vecino. La spinta di un attaccante in più (Babacar? Zarate?) avrebbe potuto forse lanciare un messaggio diverso a tutto il gruppo. Che nel momento dell'uno a uno deve aver cominciato a sentire pure le gambe pesanti.
Anche non volendo tornare su questioni già affrontate, e certamente poco divertenti come gli stati d'animo del tecnico (che riguardino il presente o il mercato di gennaio) è tuttavia indiscutibile la problematica mentale di questa squadra. Molto più vicina al realismo di chi non ha più energie per gettare il cuore oltre l'ostacolo che non ai sogni di chi riesce a superare i propri limiti.
Novembre è appena cominciato, la stagione è certamente ancora lunga, e gli obiettivi tutti ancora alla portata. Ma lal termine della partita di ieri la sensazione è sempre la stessa, il difetto principale sempre quello: la testa di questa squadra, nell'arco dei novanta minuti, concede sempre qualche black-out. Con tutte le conseguenze del caso, classifica anonima inclusa.