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I VIOLA, GLI ARBITRI E LA UEFA: QUELLA SENSAZIONE DI ESSERE IN TERZO PIANO

di Andrea Giannattasio

Una coppa di Serie C, anche e soprattutto per la Uefa. È questa la sensazione che - ancora una volta - tutta Firenze ha provato dopo la sfida di Conference League di ieri tra la Fiorentina e il Sivasspor. Certo, si obietterà, il livello delle partecipanti al torneo non è particolarmente alto e, di conseguenza, è fin troppo pretestuoso chiedere che i club coinvolti ricevano un trattamento pari a quello degli altri due tornei internazionali (Europa e Champions League). Eppure si può sempre fare di meglio per aumentare il prestigio di una competizione nata solo due anni fa ma che per il momento continua a mettere in risalto, più che le gesta tecniche in campo dei calciatori, gli errori della classe arbitrale.

L’ultimo degli episodi, almeno quelli che chiamano in causa la Fiorentina, è il giallo comminato a Cristiano Biraghi nel finale di partita di ieri: un’ammonizione piovuta dal nulla (il capitano viola si stava solo dissetando a tempo quasi scaduto) che costringerà i viola a fare a meno del proprio capitano per la sfida di settimana prossima nel cuore della Turchia (handicap non di poco conto visto che all’appello mancherà già l’infortunato Terzic). Ma al di là della topica dell’albanese Jorgij (che si era quasi perso il fallo da espulsione di Gradel e solo il Var all’auricolare gli ha suggerito di estrarre il cartellino rosso), non sono pochi i casi che hanno visto fin qui la Fiorentina penalizzata. Per fortuna, senza conseguenze nell’economia delle partite.

A Braga, ad esempio, se non ci fosse stato il Var (che da questa edizione della Conference è stato assente per tutta la fase a gironi ed è stato introdotto a partire dai playoff) il direttore di gara Del Cerro Grande si sarebbe perso il rosso diretto a Tormena per il brutto fallo su Jovic (piede a martello clamoroso!) ed avrebbe condizionato il doppio confronto con i portoghesi. Ma la topica più grande è ovviamente quella della sfida di ritorno contro i lusitani, quando con un’alzata di ingegno l’arbitro francese Bastien e soprattutto il Var Millot hanno ritenuto opportuno annullare una rete regolare (“Era dentro di 2 millimetri” ha spiegato pochi giorni fa il presidente della Commissione Arbitri della UEFA Rosetti) a Cabral che pure la GLT - da sempre la cassazione - aveva considerato valida.

Il sospetto, dunque, è che la Conference League dalle parti di Nyon sia davvero un torneo di terzo piano. E questo lo si capisce non solo dal livello dei fischietti e dalla scelta di introdurre il Var solo da febbraio (addirittura l’anno scorso debuttò dalle semifinali!) ma anche dagli introiti che la Uefa mette in lizza per le squadre che si qualificano ai turni successivi. Un esempio? Se la Fiorentina passerà ai quarti di finale otterrà un bonus di 1 milione di euro. Se la Juve o la Roma, impegnate in Europa League, passeranno a loro volta ai quarti riceveranno in dote 1,8 milioni mentre il Milan - che ha già strappato il pass in Champions per il medesimo turno - ha già incassato 10,6 milioni. Come avrebbe detto Orwell, tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri.