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YES, WE KEAN, 9 ANNI DOPO: PIÙ FORTE QUESTA VIOLA O QUELLA DI SOUSA?

di Andrea Giannattasio

La domanda è stata a lungo oggetto di discussione anche questa mattina, nel corso della trasmissione "Buongiorno Firenze" su Radio FirenzeViola: ma la Fiorentina di Raffaele Palladino è più o meno forte di quella che, nove anni fa, allenava Paulo Sousa e che a gennaio sfiorò il titolo di campione d'inverno, classificandosi a fine stagione al quinto posto? Il quesito, come si suol dire, sorge spontaneo, giacché i numeri di quelle due squadre sono pressoché simili: la formazione del tecnico portoghese infatti, per quanto alla 12a giornata fosse prima in classifica a pari merito con l'Inter e avesse due punti in più rispetto a quella attuale (27 vs 25), aveva segnato un gol in meno rispetto alla rosa di oggi (24 contro 25 reti) mentre a livello difensivo aveva fatto leggermente meglio (9 reti incassate contro le 10 attuali).

VALORI E INGAGGI - È su altri aspetti in realtà che il mistero si infittisce e che le opinioni, di conseguenza, proliferano. Uno di questi riguarda ad esempio il valore delle rose a disposizione dei due allenatori, entrambi eredi di gruppi che - se pur in competizioni diverse - avevano toccato vertici impensabili a livello europeo (la Fiorentina nel 2015 aveva giocato una semifinale di Europa League, la Viola della scorsa stagione ha disputato la seconda finale consecutiva di Conference): basandosi sui dati di Transfermarkt delle due annate, si può notare infatti come il gruppo allenato da Sousa nel 2015/16 fosse valutato 190,53 milioni di euro (la sesta somma in Serie A) laddove quello di Palladino è stimato oggi in 258,30 milioni, ovvero circa 68 milioni in più (ma è scesa all'8° posto generale). Discorso speculare sul monte ingaggi: quello attuale, a livello lordo, si attesta sui 56 milioni di euro, mentre quello di nove anni fa era pari a 46 milioni.

OK, MA L'INFLAZIONE... - Specifica doverosa, relativa all'inflazione e al valore della moneta: è ovvio che nel corso di questo decennio le cifre nel mondo del calcio siano in genere aumentate (secondo un recente studio del CIES, il prezzo dei calciatori è cresciuto in media del 9% all'anno negli ultimi 10 anni) e dunque il divario - che a una prima occhiata sembra così netto - tra le due rose della Fiorentina prese in esame deve essere calmierato anche sulla base della diminuzione del potere d'acquisto. Non è un caso che Gudmundsson, il giocatore col cartellino più alto in casa viola, sia valutato 30 milioni mentre il tesserato più costoso nove anni fa - peraltro, forse, all'apice della sua carriera - era Bernardeschi, stimato 16 milioni.

UOMINI E GOL - Tornando al confronto, i numeri simili tra le due rose resistono anche sulla base del capocannoniere di oggi come di allora (sono 8 i centri in Serie A di Kean, mentre nove anni fa a comandare era Kalinic con 7) e del numero di giocatori diversi andati in gol: sono undici quelli che, in questo campionato, hanno già potuto esultare a dispetto dei dieci del 2015/16. Il dubbio, dunque, resta irrisolto. Mentre una certezza - o per meglio dire, una speranza - di fondo c'è: che il mercato del prossimo gennaio sia diametralmente opposto rispetto a quello del 2016, quando alla corte di Sousa (che sognava colpi veri per lottare per lo scudetto o quantomeno per un posto in Champions) arrivarono Zarate, Tello, Tino Costa, Koné e soprattutto Benalouane.