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IL BANDOLO DELLA MATASSA

di Tommaso Loreto

A un passo dalla fine della stagione resta, un po' più evidente, quella stessa breve distanza che tiene maledettamente lontana la Fiorentina da un successo. Quasi che quell'ultimo gradino, che serve a squadra e società per alzare al cielo una vittoria, un trofeo, sia poi lo stesso che tutto l'ambiente non riesce a salire. Per responsabilità certamente diffuse, tra loro intrecciate in modo complesso, ma al tempo stesso difficilmente imputabili alla tifoseria viola.

Che avrà forse peccato in presunzione, o in tagliente ironia e derisione. Che si sarà lasciata trascinare da una dimensione che, tuttavia, la stessa società ha in prima persona alimentato. Che avrà anche chiesto l'impossibile (ovvero le dimissioni dell'uomo di fiducia nonché presidente esecutivo quindi espressione della proprietà) ma che certo non ha mai fatto nemmeno un passo indietro, tanto meno nei momenti più difficili.

E allora, prima di tutto, servirà ricordare che certi riferimenti a Gubbio e alla C2 (quando gli abbonati erano già oltre ventimila in una sorta di credito di fiducia di massa) come del resto talune riflessioni legate a fatti accaduti oltre dieci anni fa, cadono in prescrizione. Esattamente come capitato con le note vicende di Calciopoli che hanno colpito la Fiorentina ma nelle quali, di certo, la tifoseria non ha colpe.

Questo per dire anche che, al momento, non c'è una componente che registri unità con l'altra. I tifosi (o una parte di loro) restano delusi con la società, la società è amareggiata per la posizione di alcuni tifosi. L'allenatore è come minimo incerto sul futuro, mentre il direttore sportivo attende un rinnovo ufficiale in tempi di rivoluzione societaria anche in tema di scouting. Nel mezzo ci sarebbe poi la stampa che la Fiorentina tiene il più possibile lontana, come del resto capita con la gente che recrimina maggior contatto con la propria squadra e i propri beniamini.

Una matassa particolarmente intricata, da chiarire il prima possibile, anche per provare a ristabilire la giusta dimensione. Soprattutto in vista della nuova stagione. Ai Della Valle, in primis, il compito di prendere decisioni, inclusa quella dell'allenatore, oltre quello di andare oltre il botta e risposta dialettico per capire realmente cosa non ha funzionato sino a oggi (nel rapporto con la gente, certo, ma anche in una gestione societaria – in particolare sul mercato - che comunque in oltre un decennio non ha fruttato vittorie).

Dopo tutto questo tempo, e alla luce di situazioni tra loro simile vissute a scadenze regolari, non c'è altra via per proseguire in modo più sereno (e soprattutto chiaro) il cammino.