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IL BREVE REGNO DI RE ARTHUR TRA ALTI, BASSI E UN EPILOGO (IN)ATTESO

di Jacopo Massini

Ormai ci siamo, Arthur Cabral è sempre più vicino a lasciare la Fiorentina direzione Basilea. A suonare come un campanello d'allarme per il brasiliano erano le continue voci su M'Bala Nzola (per il quale siamo ai dettagli) e ieri sono arrivate ulteriori conferme in merito con l'accelerata anche per Lucas Beltran. Insomma, Re Arthur non ha avuto un lungo regno come tutti si aspettavano al suo arrivo a Firenze, quando venne chiamato in causa da Basilea per sostituire Dusan Vlahovic nel gennaio del 2022.

Nei suoi primi 6 mesi in Viola ha messo a referto 14 partite, 2 gol e 2 assist, ma ancora era presto per dare un giudizio definitivo su un attaccante per il quale era stato fatto un investimento importante di 15 milioni. Certo, c'erano da registrare grandi reti come quella contro il Napoli, ma allo stesso tempo anche prestazioni opache che già avevano suscitato più di qualche mugugno tra il popolo fiorentino. 

Un inizio fatto di alti e bassi che però è proseguito anche nella stagione successiva, quella conclusa con la sconfitta di Praga. Analizzando i suoi numeri sono 17 le reti in 48 partite tra tutte le competizioni, ma nello specifico sono venuti a mancare due elementi fondamentali: il feeling con il gioco di Vincenzo Italiano e la continuità con la quale sono arrivati questi gol. Nel mezzo il mese di Febbraio, nel quale il giocatore ha messo a segno 5 reti tra Braga, Empoli e Verona. Un momento che sa di acqua in mezzo al deserto, anche e soprattutto perché la Fiorentina veniva da un mese difficile e grazie al brasiliano aveva dato l'impressione di aver risolto alcuni problemi sotto porta. Questo resta però l'unico momento da bomber dell'ex Basilea in maglia viola.

Un epilogo che era nell'aria da giorni, anche se ricordando le parole del presidente Rocco Commisso in merito ai suoi attaccanti non era da scontato che la società viola chiudesse non uno, ma ben due colpi per il reparto avanzato nel mese di Agosto.