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IL COMMENTO, A San Siro lampi di futuro...

di Matteo Magrini

Ad un certo punto, il futuro. Che spettacolo ragazzi! Un lampo, un fulmine, una luce abbagliante che ha disegnato il terreno di San Siro. Uno, due, tre tocchi di prima. Così, in agilità. Adem Ljajic e Stevan Jovetic. Siamo nel finale del secondo tempo, e il talento serbo prende palla sulla sinistra. Si accentra, pesca JoJo tra le linee che di prima, senza guardare, gli serve l'uno-due. E ancora. Il nuovo "bambino" viola ritrova il pallone e lo accarezza di nuovo verso il montenegrino.


Tanta roba. JoJo ormai lo conosciamo. E' un talento, e nella prima parte di stagione ha letteralmente trascinato la Viola con goal e prestazioni da urlo. Quello che sta facendo vedere Ljajic però, lascia sinceramente a bocca aperta. Primo aspetto. Pronti via e Prandelli lo butta dentro. Prima a Cagliari e poi sul palco dorato di San Siro. Due spezzoni di gara per far intravedere potenzialità che fanno spavento.


Niente di eccezionale eh, ma il piccoletto si fa piacere. Eccome. Tocca la palla con una cura che nemmeno una bambina quando pettina la sua bambola preferita. L'accarezza, quella sfera di cuoio. Elegante, rapido, stilisticamente perfetto. Ma c'è altro. Ieri il ragazzino serbo ha mostrato anche voglia di imparare, di sacrificarsi, di essere pronto a mettersi nelle mani del Pranda. Più di una volta lo si è visto retrocedere per andare in pressione su Maicon. Come dire. "Visto mister, ho capito cosa vuoi da un esterno offensivo".



"Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette", ma di sicuro siamo un bel pezzo avanti. Classe vera, e quella sfacciataggine tipica dei fuoriclasse. Quel lampo, quegli sprazi di arte vera sul finale del secondo tempo restano li', forti, nitidi. Ljajic e Jovetic insieme, a disegnare calcio sui palcoscenici pallonari più importanti. Lasciamoli crescere con calma, per carità, soprattutto l'ultimo arrivato, ma la sensazione di avere tra le mani materiali pregiatissimo, seta vera per dirla alla Corvino, è forte.



Lo sa anche mastro Pranda, chiamato adesso ad un lavoro da fine artigiano. Qualche settimana, forse qualche mese per plasmarli, per trovare il giusto "incastro" e per sgrezzare questi diamani che si trova in casa. Chissà se anche lui, in quel finale di secondo tempo, ha chiuso gli occhi e ha visto Jovetic con il numero 8 e Ljajic con il 10 guidare una Fiorentina Ye Ye bis. Chissà. Una cosa è certa. Il progetto linea verede, se le premesse son queste, se i giovani son di questo valore, fa volare alto.