IL COMMENTO TECNICO: FORM. SBAGLIATA, CROLLO NERVOSO. L’ARBITRO PEGGIO DEI VIOLA
Perdere si può, ma non così. Per la Fiorentina la sconfitta con la Roma è un crollo verticale, strutturale, una bruttissima botta per il suo bel gioco improvvisamente sparito, ma anche per il carattere che a Roma non si è mai visto. La speranza è che si tratti solo di un incidente di percorso, altrimenti riconquistare il terzo posto sarà molto dura.
All’Olimpico è andato tutto storto, clamorosamente storto, come poche altre volte. Un condensato di errori e di sfighe cosmiche. Oltre alla prestazione negativa di tutta la squadra, non ci sono piaciute neppure le scelte di Sousa e pure l’arbitro Irrati e i suoi assistenti sono stati disastrosi come e forse più della Fiorentina.
Il primo gol in fuorigioco, il secondo per una deviazione incredibile, un rigore non dato per fallo di mano di Florenzi su tiro di Alonso, un fallo di El Shaarawy che ha costretto Borja a uscire senza neppure un giallo, poi l’altro ko di Vecino per guai muscolari: basta così?
Tutto sbagliato, tutto da rifare, diceva Bartali. Proprio così. Ora ci sono dieci giorni di tempo per ricaricare le batterie in vista della gara con il Verona (14 marzo) e dieci giornate da giocare per ridare alla classifica un senso vero.
Tornando all’amara sconfitta di Roma, Sousa ha interpretato male la partita. La Roma senza centravanti e con Perotti falso nove, ha un centrocampo sempre foltissimo (sei giocatori compresi Salah e El Shaarawy che tornano molto) e cerca sempre la superiorità numerica. L’allenatore della Fiorentina ha opposto un giocatore come Bernardeschi in palese difficoltà fisica da almeno quindici giorni e scelto un centrocampista come Tino Costa da lui voluto, ma dal passo troppo lento e dai movimenti compassati per una gara come questa dai ritmi molto alti. Anche Ilicic non ci sembra al massimo.
E se è vero che alcuni giocatori erano stanchi per l’impegno con il Napoli (pochi 4 giorni per recuperare) è altrettanto vero che Berna, uno dei più stanchi, non doveva giocare. E se Sousa ha programmato una partita più tattica, con possesso per chiudere gli spazi a una Roma straripante, oltre a Badelj sarebbero stati utili giocatori come Kuba, lo stesso Mati Fernandez o Pasqual esterno basso con Alonso esterno alto nel 4-4-2 disegnato all’inizio da Sousa.
Il tutto, è vero, è stato complicato dal primo gol nato da un fuorigioco di Salah, dagli infortuni di Borja e Vecino uno dopo l’altro. Il raddoppio venuto da una deviazione maledetta di Astori ha poi tagliato le gambe e appannato le idee alla Fiorentina. Ma alzare la bandiera bianca dopo venticinque minuti, anche in presenza di gravi avversità, è un’altra delle cose che non dovrebbero succedere, che non vorremmo mai vedere. Purtroppo un atteggiamento simile, quasi di impotenza, l’avevamo già visto a Londra con il Tottenham.
Anche l’arbitro Irrati, forse non era pronto per una gara così delicata, circondata da grandi pressioni e attese. Non è mai sembrato al centro del match. Tra l’altro ha pure fischiato una punizione dal limite per una mano di Florenzi, ma il fallo era in area. Tanto per gradire ha dato il rigore alla Fiorentina a fine tempo ma solo per il suggerimento di Guida, addizionale di linea.
Poi la partita si è sciolta e portarla in porto non è stato difficile per la manifesta superiorità della Roma e l’adrenalina poco alla volta sparita.
E’ sembrata una notte alla Paperino per tutto quello di negativo che è successo. Del resto questa sfida sembrava già segnata in negativo dalla sentenza di appello per Zarate, una sfortuna dietro l’altra.
Alla fine ci si è messo anche il procuratore di Salah con le sue provocazioni. Meriterebbe una pesante sanzione, non resta che sperare nella giustizia della Fifa anche se sarà durissima.
E non resta che guardare al futuro, una notte come questa va archiviata in fretta. Quello che ci chiediamo è come sia possibile giocare un primo tempo perfetto come quello contro il Napoli e poi perdersi come ieri sera pochi giorni dopo.
Le risposte dovrà darle Sousa che adesso ha il difficile compito di rimotivare un gruppo che fuori dall’Europa, fuori dalla coppa Italia, da ieri sera fuori anche dalla Champions, dopo aver dato lezioni di gioco a tanti e incantato gli esteti del pallone, rischia di ritrovarsi con i sogni nel cassetto e basta.
Le potenzialità ci sono ancora, dieci giorni per recuperare le forze e le idee basteranno, poi anche il calendario darà una mano. Aspettiamo la ripartenza.