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IL COMMENTO TECNICO: PRIMI, ECCO PERCHÈ PUÒ DURARE. KALINIC, UNA NOTTE DA BATI

di Enzo Bucchioni

E’ viola la sinfonia che suona a San Siro e da ieri sera questa musica è anche il nuovo inno del campionato. La Fiorentina è prima in classifica e non succedeva da 17 campionati, 16 anni solari, 6.069 giorni: chi ama i  numeri è servito.

A chi ama le emozioni e il gioco del calcio allo stato puro, consigliamo invece di rivedere e studiare questa partita.

Nel primo tempo la Fiorentina ha rasentato la perfezione tecnica e soprattutto tattica, ha giocato la miglior partita vista fino ad oggi in campionato mettendo in campo una squadra capace di giocare con grande personalità, brava nel pressing alto e organizzato, concentrata e tecnicamente abile nel possesso palla, intelligente a correre senza palla negli spazi, ma come movimenti alla play station, abbiamo visto anche raddoppi di marcatura, sovrapposizioni e tutto quello che si chiede a una squadra che gioca a memoria.

E’ esplosa la Fiorentina. Di sicuro il gol su rigore dopo quattro minuti ha mentalmente agevolato il compito e messo la partita nel modo migliore, ma quella squadra che in estate aveva battuto il Barcellona e il Chelsea è tornata d’improvviso in tutta la sua bellezza, maturità e praticità. Una squadra equilibrata, attentissima alla fase difensiva, ma abile nel recuperare palla e ripartire. Soprattutto forte nella testa, in grado di crederci sempre: questa è la mentalità giusta.

E pensare che davanti c’era l’Inter imbattuta, finora capace di vincere cinque partite su cinque. Disintegrata. Di fronte al pressing e al movimento dei viola in tutte le zone del campo, i nerazzurri non sono mai stati in grado di ragionare, di entrare in partita. I viola sono arrivati prima su tutti in palloni giocando con una fluidità di manovra rara a vedersi.

Merito del gioco, soprattutto. Quando si chiude una gara dopo aver segnato quattro gol e un possesso palla del 68 per cento, c’è da non crederci. Questi sono numeri da Barcellona.

Merito anche dei giocatori che hanno creduto da subito nel lavoro di questo allenatore e in questo tipo di gioco diverso, più pragmatico rispetto a quello dell’anno scorso, più verticale, con maggiore equilibrio fra la fase offensiva e quella difensiva. Concetti di calcio se volete semplici, ma efficaci se giocati con grande intensità e soprattutto capaci di esaltare le qualità dei giocatori.

E qui arriviamo ai singoli. E’ stata la notte di Kalinic, è lui che si porta a casa il pallone. Un attaccante così la Fiorentina non l’aveva da anni e lo cercava da una vita. Dopo Bati, con tutto il rispetto e le proporzioni, arriva Kalinic per capacità di andare su tutte le palle con rabbia, di muoversi per scardinare le difese, per suggerire il passaggio, aiutare la squadra con il fisico e i rientri, oltre naturalmente a fare gol. Ieri sera, per la cronaca, tre più il rigore provocato.

Non sappiamo se questo è il Kalinic al top, se ha ancora margini di miglioramento e, soprattutto, se durerà a questi livelli. Se così fosse, Kalinic è destinato a lasciare un segno profondo, ma con lui la Fiorentina. E’ probabile che questo giocatore da sempre indicato come una promessa, possa finalmente aver trovato a 27 anni una grande squadra in grado di esaltarne le qualità e questo potrebbe essere il risarcimento del Destino a quello che poteva essere non è stato con Mario Gomez. Commento personale: ne ho visti tanti di attaccanti, ma uno come Kalinic che si libera della marcatura e va negli spazi, ne ricordo pochi. E soltanto grandissimi. Con rispetto, mi viene in mente Klose.

Poi arriva l’immenso Borja, ma con lui abbiamo finito gli aggettivi. Ma non voglio fare torto a nessuno. Il movimento che ha esaltato Kuba da una parte e Alonso dall’altra, tanto per dirne due sempre pronti a chiudere e ripartire sulle fasce, è stato fondamentale. Badelj e Vecino sono una coppia di altissimo livello. Il croato chiude le linee di passaggio come pochi e riparte con intelligenza e rapidità. Sa fare le due fasi, ha un senso della posizione straordinario. L’uruguagio recupera e si propone in verticale con gamba e qualità. I due si integrano benissimo.

Ilicic ha ritrovato serenità e convinzione, ricama come ai bei tempi e si prende tutte le responsabilità. Rigore compreso e non era facile. Parla lo stesso linguaggio di Kalinic, i due possono diventare un’arma letale.

La difesa funziona benissimo e non da oggi, ben protetta da tutta la squadra. Gonzalo e Astori hanno anche i piedi buoni per far ripartire l’azione. Roncaglia ha la giusta rabbia e la cattiveria che serve.

E veniamo a Paulo Sousa. Nelle prime cinque giornate ha pensato giustamente a costruire la squadra dalle fondamenta, senza badare troppo al gioco, ha cercato di conoscere meglio sul campo, in partite vere, tutti i suoi giocatori schierandone addirittura venti. Del resto non era facile cambiare la mentalità di una squadra che giocava un calcio diverso e capire subito dalla panchina il campionato italiano. Ha pagato lo scotto con il Torino sbagliando i cambi e l’atteggiamento nella ripresa non conoscendo la volpe Ventura. In generale ha fatto troppo turn-over senza dare certezze e un gioco efficace nelle prime giornate. Poi le certezze le ha trovate e ha imboccato la strada giusta.

Contro il Bologna prima e contro l’Inter è nata la Fiorentina-base con un modulo molto mobile 3-4-2-1 che diventa 4-5-1 in fase difensiva e una formazione diciamo titolare. Su questa squadra è giusto lavorare e insistere, c’è la miglior qualità, esperienza e carisma a disposizione. Ma su questa base si possono fare delle varianti tattiche e tecniche non da poco con i vari Baba, Bernardeschi, Mati, Tomovic, Gilberto e Suarez quando avrà imparato a giocare con i tempi del campionato italiano. Poi c’è Rossi in via di recupero, un valore che presto sarà aggiunto.

Sousa si dimostra un allenatore con le idee chiare, carismatico. Probabilmente vincente.

Di sicuro essere in testa alla classifica è una grandissima soddisfazione, la squadra avrà dei benefici nell’autostima e nella crescita, ma non è cambiato niente. Solo il lavoro potrà pagare, stare con i piedi per terra è un obbligo. Questa è una squadra dalla grande qualità media, costruita bene, ma almeno altre tre o quattro (Inter, Juve, Roma, Napoli), sulla carta nel lungo periodo sono più forti. Sulla carta, appunto.

Questo mi sembra un campionato livellato, la Fiorentina dovrà vivere alla giornata giocando sempre per  vincere come vuole Sousa. I conti si faranno più avanti.

Comunque vada, questa non è quella squadra scarsa, indebolita e destinata a lottare per l’anonimato come descritto dai soliti noti, avvelenatori dei pozzi viola, ai quali in troppi hanno dato ancora una volta credito. Ripensate bene a cosa hanno detto e scritto per un’estate intera i soliti Mestatori di professione (non parlo dei tifosi che hanno sempre ragione) e ripensate alla partita di ieri: ora i commenti fateli da soli. Certi signori Profeti del nulla (sono sempre i soliti) andrebbero isolati per sempre dalla tifoseria più equilibrata, vera, seria e appassionata perché siamo sicuri che alla prima sconfitta (prima o poi arriverà) rialzeranno la testa. A tanti non andavano bene neppure i dodici punti perché la squadra non era bella, c’era chi aveva già cominciato a far polemica sull’esonero di Montella.

Poi, scommetto che se le cose dovessero andare come speriamo, gli stessi saranno pronti a salire sul carro dei vincitori dove mi auguro non troveranno posto.

Chiusura per Andrea Della Valle. Sabato ha compiuto 50 anni, un bello snodo di vita.

"Speriamo mi facciano un regalo" mi ha detto prima della gara. Ma forse un regalo così non se l’aspettava neanche lui…Cento di questi regali.