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IL COMMENTO TECNICO: VITTORIA DA SQUADRA VERA, ORA TRE FINALI. TELLO: MERCATO OK

di Enzo Bucchioni

Non voglio scomodare Machiavelli e il suo pragmatismo e neppure ricordare una celebre frase di Boniperti "nel calcio il risultato non è importante, è tutto" perchè mi farebbe venire le bolle ma, insomma, ci siamo intesi. Con l’Atalanta serviva vincere e la Fiorentina ha vinto. Punto e stop. E chi vuole stappi pure lo champagne: è il momento giusto.

Sono queste partite, la loro interpretazione tecnica e caratteriale, che spesso danno l’idea della consistenza e della crescita di una squadra e di un gruppo. I tre punti di Bergamo, al culmine di una partita non bellissima e troppo sofferta per errori evitabili nel finale, ci dicono comunque che la Fiorentina è matura al punto da poter gestire le situazioni a seconda del momento e dell’avversario che ha davanti.

E’ questo il passaggio fondamentale tra una squadra che gioca bene e diverte, a volte vince e a volte si butta via, a un’altra che sa fare tutto senza mai perdere di vista l’obiettivo che è quello di portare via punti in qualunque modo e in qualsiasi situazione. Non voglio ritornare su vecchi discorsi: una gara come quella di Bergamo l’anno scorso la Fiorentina l’avrebbe pareggiata zero a zero o persa con qualche contropiede nel finale. Per fortuna e soprattutto grazie alla programmazione, al lavoro e alla mentalità della società, dell’allenatore e della squadra (non a caso metto tutti e tre i soggetti in campo), oggi è tutta un’altra storia.

Oggi la Fiorentina sa gestire un primo tempo a ritmo bassi, senza incantare, cercando qualche giocata dei singoli (Tello soprattutto), stando attenta a far stancare l’Atalanta con il suo pressing forsennato e a non lasciare spazi. E il turn over pesante per l’Europa e per squalifiche (Zarate e Alonso), non ha inciso più di tanto in negativo. Per la prima volta senza Borja Valero, i viola hanno comunque cercato l’ispirazione e il punto di riferimento in Mati.

Vecino e Badelj hanno ricostituito la coppia centrale che chiude e verticalizza rimettendo in moto una vecchia intesa. La difesa ha chiuso bene, senza affanni. Di Tello ho detto, Berna è stanco, si è visto e va capito, forse anche Sousa gli ha chiesto di non strafare pensando a Londra. Mentre Babacar, purtroppo, è sempre in crescita ma non cresce mai. Soprattutto nell’interpretare il ruolo a livello di gioco. Aspettiamo.

Nella ripresa si è passati dalla gestione all’azione. Sousa è stato bravo nei cambi programmati a tavolino e quando l’Atalanta ha cominciato ad allungarsi, a fare meno pressing, a volte anche a pensare di poter vincere, sono arrivati i Nostri come nei film western.

E i Nostri hanno la faccia di Kalinic e Borja. Il croato ha messo subito in crisi la difesa con i suoi movimenti. Borja regista offensivo al posto di Mati passato a fare il Bernardeschi (uscito), ha dato inventiva e rapidità. E così con Tello assist man per Mati (fortunato), Kalinic tornato al gol, finalmente si è sbloccato, la crisetta è finita, e la prima rete viola proprio dell’ex Barcellona, è stata festa completa.

Una partita programmata e vinta a tavolino, tutto come previsto, nella tattica e nella gestione della gara. Basso ritmo e controllo, poi ritmo più alto e cambi per vincere. E’ mancata nel finale un po’ di attenzione su alcune situazioni in fase difensiva e su questo Sousa dovrà lavorare. E’ calata la concentrazione in alcuni (Astori) e non si deve mai pensare di avere già vinto le partite, neppure sul due a zero, ma questi sono tutti peccati veniali.

Resta il risultato, resta la crescita della convinzione e della maturità, resta il terzo posto in classifica alla vigilia del momento più delicato del girone di ritorno con Napoli lunedì e Roma dilaniata dalla vicenda Totti, venerdì 4 marzo. Prima il ritorno di Europa League giovedì prossimo a Londra.

Resta anche la sensazione che il mercato di gennaio non è stato poi così male. Sono sempre convinto che servisse anche un difensore di grande livello, ma è purtroppo vero che i soldi stanziati da Adv non è stato possibile spenderli non per cattiva volontà, ma perché i giocatori che piacevano (Mammana a parte) non li hanno ceduti. Comunque, aspettando l’appello, Zarate funziona, Tello c’è, cresce e ieri un assist e un gol oltre a diverse giocate, raccontano che si sta inserendo. Costa deve fare di più, ma il giocatore è capace. Aspettiamo Benalouane, servirà nella volta finale, come servirà Kone.

Fra le soddisfazioni di ieri da mettere sul conto anche due new entry fra i marcatori, come detto Mati e Tello. Adesso, con loro, sono sedici i giocatori viola che sono andati in gol e questo vuol dire che la Fiorentina è una squadra vera con tante soluzioni di gioco e la capacità di mettere in movimento e in condizione di segnare quasi tutti. L’esaltazione del lavoro dell’allenatore. Esaltazione che ci aspettiamo anche giovedì al White Hart Lane del Tottenham (oggi fuori dalla Coppa), partendo da un risultato non facilissimo da ribaltare.

La Fiorentina però ha tutto per fare l’impresa o comunque per giocarsela. Provo a fare il solito giochino della formazione. Tata e la difesa (Tomovic, Gonzalo, Astori e Alonso) sono sicuri. Agli intoccabili aggiungo Borja, Kalinic, Badelj e Vecino. Ne mancano due. Uno fra Ilicic e Berna, magari un tempo per uno con il ragazzo di Carrara arma in più nella ripresa. L’altro dovrebbe essere Kuba. Servirà infatti resistere al massiccio urto del Tottenham nella prima mezz’ora, penso a una squadra più equilibrata, magari un 3-4-2-1 capace di diventare 4-5-1 in fase di non possesso. Quindi Tata; Tomovic, Gonzalo, Alonso; Kuba, Vecino, Badelj, Alonso; Ilicic e Borja; Kalinic.

Il 4-2-3-1 con Berna al posto di Kuba mi sembra troppo sbilanciato. C’è sempre il 4-3-2-1 con Vecino, Badelj e Costa a centrocampo, Borja e Ilicic dietro Kalinic, ma è un modulo che non ho mai visto fare. Ci sono tre giorni di allenamento per capire e per decidere, Sousa vuol stupire.

P.S. Questa vittoria dedicata da tutta la squadra a Daniele Pradè colpito dalla perdita del padre, è la più bella risposta a quelli che (i soliti) già parlavano di tensioni interne e di poca compattezza.