IL DERBY DI SOTTIL
Torino è la città che assieme a Firenze gli ha dato più di tutte. I natali, certo, ma anche il primo salto di qualità che gli ha permesso di farsi notare agli occhi della Fiorentina, che lo ha vestito di viola nell'inverno di due anni fa. La vita di Riccardo Sottil, del resto, ha sempre avuto una forte connotazione granata, a cominciare dal grande passato del padre Andrea, che quella maglia l'ha vestita dal 1989 fino al 1994, ultimando la sua crescita nel settore giovanile e restando poi per due stagioni a contatto con la prima squadra.
Torino, insomma, per Riccardo è praticamente tutto. E certamente domani, quando per la prima volta il giovane attaccante varcherà l'ingresso dello stadio "Grande Torino" proverà un brivido di emozione. Lo stesso che viveva quando, da ragazzino, giocava con la maglia granata (ma prima ancora, per un anno soltanto, con quella bianconera della Juventus) sotto gli occhi dello zio e soprattutto del nonno, il suo primo tifoso, il primo a difenderlo in tribuna quando sul giovane Ricky piovevano le prime critiche.
Un rapporto quasi idilliaco con l'ambiente del Toro che però, all'improvviso, si spezzò. Alla base, a quanto pare, una serie di voci, di pregiudizi sul suo cognome pesante e delle situazioni che, a detta del padre Andrea, non ne avrebbero agevolato fino in fondo lo sviluppo. E forse, aggiungiamo noi, anche un carattere a quell'epoca non ancora maturo ma che sarebbe stato appianato di lì a poco grazie agli insegnamenti di Federico Guidi, il primo a credere nelle potenzialità di Sottil jr e a farlo trasformare da ragazzino a uomo nell'arco di un solo pomeriggio. Ovvero al termine di un durissimo confronto durato mezz'ora lontano da occhi indiscreti, negli spogliatoi del Bozzi. Un faccia a faccia che, dopo l'esplosione di Chiesa, ha permesso a Riccardo di imboccare la strada giusta per diventare un nuovo fiore all'occhiello del vivaio della Fiorentina.