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IL FALSO MITO DEL 7° POSTO

di Andrea Giannattasio

E alla fine quel famoso “settimo posto” che la Fiorentina - per bocca di Andrea Della Valle - aveva fissato quest’estate a Moena come obiettivo massimo per la stagione attuale ha finito col dimostrarsi soltanto uno specchietto per le allodole. Con la vittoria della Coppa Italia da parte della Lazio, infatti, la settima posizione nella classifica di A (occupata attualmente dal Torino) non garantisce più l’accesso al 2° turno preliminare di Europa League, visto che allo stato attuale i granata sarebbero condannati all’esclusione dal minor trofeo continentale. Le regole parlano chiaro: con la vittoria della Tim Cup, la squadra di Inzaghi accede direttamente alla fase a gironi mentre toccherà alla sesta in graduatoria (una tra Atalanta, Milan, Roma e Toro) passare dalle forche caudine del doppio preliminare. La settima resta a casa, a guardare.

Uno smacco in piena regola non solo per Belotti e compagni (sui quali la Fiorentina continua a riporre grande fiducia in ottica salvezza per la delicatissima sfida di domenica contro l’Empoli) ma anche per la proprietà viola che in futuro - se vorrà rilanciare le proprie ambizioni a livello europeo fissando un obiettivo concreto - dovrà tenere ben presente la dura lezione che si è concretizzata ieri sera sul terreno di gioco dell’Olimpico. Un insegnamento che stavolta potrebbe costare molto alla squadra di Urbano Cairo, il quale nonostante gli investimenti delle ultime annate è stato in grado di portare il suo club in Europa solo una volta (nel 2014/2015 peraltro per demeriti altrui, dato che a un Parma già prossimo al fallimento non fu concessa la licenza Uefa). 

A spezzare una lancia in favore del patron viola, ci pensa però il recente passato: il fatto che sia una squadra che si piazza in classifica dall’8° posto in giù a sollevare la Coppa Italia condannando la settima all’anonimato è un avvenimento rarissimo (da quando è salito a sette il numero delle squadre italiane ammesse alle coppe europee questo è il primo caso in cui il 7° gradino del podio in A non vale la qualificazione). Tuttavia per il futuro potrebbe risultare molto più saggio alzare le aspettative per non rischiare di rimanere con un pugno di mosche in mano.


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