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IL GLADIATORE

di Pietro Lazzerini

Quando per la prima volta durante lo scorso calcio mercato venne accostato il nome di Massimo Ambrosini alla Fiorentina, furono in tanti a storcere la bocca. L'idea di rilancio legata all'immagine di Mario Gomez non si univa bene all'arrivo di un giocatore classe '77, di fatto scartato dal tanto "odiato" Milan. Ad oggi però, non c'è tifoso o simpatizzante viola, che non sia stupito quanto felice davanti alle grandi prestazioni dell'ex capitano rossonero. Un giocatore che ha portato entusiasmo ed esperienza e che senza sgomitare si è ritagliato fin da subito il proprio spazio, convincendo Montella con prestazioni solide e mai al di sotto la sufficienza. 

Anche ieri, al di là di un gol che ha dato la vittoria alla Fiorentina in una partita molto difficile da interpretare e da portare a casa, fin dalle prime battute ha mandato un messaggio chiarissimo ai propri compagni, infangando la propria divisa per primo, intervenendo subito con determinazione per strappare la palla dai piedi degli avversari. Il giocatore più esperto a livello europeo dell'intera competizione, che nel fango e nel freddo di Dnipropetrovsk ha fatto la differenza sopratutto quando c'è stato da incrociare i tacchetti con i centrocampisti ucraini. Poi è arrivato il gol, degno coronamento di una prestazione al di sopra della media, che sottolinea come per questa squadra, in un momento difficile come quello che sta attraversando, avere un gladiatore come lui in mezzo al campo possa davvero fare la differenza. 

Come Massimo Decimo Meridio nel film di Ridley Scott, l'ex Milan non ha mai abbandonato il campo di gioco, ed anzi, quando non è stato schierato come nella partita contro il Parma, ha sofferto l'impotenza della panchina cercando di dare una mano urlando ed incitando i propri compagni. Il club di Via Turati non gli ha voluto rinnovare il contratto, e la Fiorentina ne ha approfittato come anni fa fece la Juventus per Pirlo. Adesso Montella se lo tiene stretto, perchè nella vita come nel calcio, è proprio quando il gioco si fa duro (come ieri, ma come accadrà anche all'Olimpico domenica contro la Lazio), che i duri cominciano a giocare.