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IL MAPPAZZONE

di Tommaso Loreto

E venne il giorno dell'udienza. Dodici giorno dopo gli efferati e incresciosi eventi di Parma, il pluriricercato (praticamente un criminale) Borja Valero sarà ascoltato oggi in merito al ricorso per la squalifica di 4 giornate. Una squalifica arrivata per quanto raccontato sul referto del pareggio del “Tardini” dal solerte direttore di gara Gervasoni. Al termine di quella serata, del resto, fu Gervasoni a ricostruire l'espulsione dello spagnolo con i contorni pulp di un film di Tarantino. Un'aggressione, a suo dire, con tanto di contatto con l'arbitro. Roba da codice penale praticamente. Il tutto perfettamente smentito di qualsiasi immagine. Eppure, il mondo arbitrale, il giorno dopo, prese immediatamente posizione. Difendendo l'operato dell'arbitro, e bollando determinate proteste come chiacchere da bar. Il designatore Braschi, in effetti, si è speso molto sull'argomento.

Quelle quattro giornate dovevano comunque servire da monito a chi contestava la categoria, e in particolare a stangare uno come Borja Valero per il quale, evidentemente, nemmeno contava il curriculum disciplinare in carriera. Lui, Borja, messo in queste condizioni non poteva far altro che difendersi raccontando semplicemente la verità, cioè che Gervasoni (come si evince dalle immagini) aveva scritto il falso nel referto. Una legittima difesa, fosse solo per il danno d'immagine e l'ingiustizia di dover restare fuori 4 turni. Eppure non un deferimento (come avvenuto quest'estate con Pizarro dopo “lo scherzetto” citato a Moena), non una risposta, non una nuova presa di posizione a difesa (strenua) di ciò che le immagini smentiscono.

Niente di nuovo comunque. Del resto Braschi aveva tenuto identico comportamento anche per il rigore non concesso da Rizzoli al Torino nel derby con la Juve. Non una parola, insomma, a certificare un silenzio colpevole, sintomo di una coda di paglia lunga così. Può attaccare quanto vuole il mondo viola, o schierarsi in difesa di tutti i suoi arbitri, l'esimio designatore Braschi, ma le immagini parlano e parleranno pur sempre chiaro. Dopo 12 giorni paradossali come le dinamiche del calcio italiano Borja Valero, oggi, potrà ribadire la sua versione, in attesa che una (presunta) giustizia sportiva semplicemente si accorga che nei suoi confronti è stato commesso soltanto un enorme errore.

Perchè sin da ora aspettarsi un trionfo completo della verità e della giustizia (cioè la cancellazione di una squalifica ingiusta, e peraltro già pagata con un'assenza nella gara contro la Lazio) sembra pura utopia, e anzi vien da pensare che alla fine si opterà per la classica via di mezzo italica. Quella in grado di salvare capra e cavoli, e di provare a mettere tutto a tacere con il contentino alla vittima di turno. Lo sconto a Borja, in altri termini, e sotto qualsiasi forma (lo diciamo alla luce delle indiscrezioni su una decurtazione di una massimo 2 giornate che varrebbe comunque come ammissione di colpa da parte del sistema arbitrale), resta e resterà pur sempre un'ingiustizia. Nei confronti del calciatore, nei confronti dell'arbitro Gervasoni che ha semplicemente sbagliato, nei confronti dei tifosi e degli appassionati del calcio (tanto più nel caso di un giocatore come Borja) e nei confronti di tutti coloro che dalle immagini hanno facilmente capito cosa sia realmente accaduto.

Un mappazzone che non temiamo di prevedere fin da ora, ancor prima che l'udienza vada in scena a Roma (basti pensare che le stesse immagini non sono state accolte come prova) e la cui ricetta è tipicamente italiana.