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IL METODO ITALIANO

di Alessandro Di Nardo

La Fiorentina scalda i motori per Moena: domani infatti partirà il ritiro viola in Val di Fassa, quattordici giorni fondamentali per la stagione viola, sia per la formazione atletica che per lo sfoltimento della rosa. Dopo qualche giorno servito per rompere il ghiaccio, Vincenzo Italiano potrà finalmente mettere in pratica il suo metodo d’allenamento, un mix tra tecniche moderne e preparazione vecchio stampo, che risente dell’influenza dei grandi maestri del passato.

Se Italiano è etichettato infatti come tra le figure da copertina della “nuova scuola”degli allenatori del nostro paese, è anche vero che l’ex allenatore dello Spezia si ispira molto nella metodologia di calcio a Zdenek Zeman: l’allenatore boemo lo ha incoronato come suo erede, lo stesso Italiano non si è smarcato dal paragone, anzi lo ha accolto a margine della presentazione di ieri. Per mettere in campo un 4-3-3 aggressivo e dinamico come quello dell’ex allenatore di Lecce e Roma c’è bisogno di una tenuta fisica invidiabile: da questo forse derivano i tagli dei più anziani come Ribery, Borja Valero e Caceres. Niente gradoni alla Zeman, ma occhi, anche più di due, alla parte atletica: la fortuna di Italiano nei sorprendenti anni a La Spezia è stata anche quella di avere uno staff che seguiva il suo stesso paradigma di calcio, sette uomini sulla sua stessa lunghezza d’onda che lo hanno seguito a Firenze. Così un ruolo importante, soprattutto in queste settimane, lo rivestirà Piero Campo, preparatore atletico coadiuvato da Ivano Tito che in un intervento tenuto anno scorso insieme a Italiano a un convegno dell’AIAC parlava così del suo lavoro in funzione delle idee del mister. "Io da preparatore atletico dico che il cervello si adegua a determinati stimoli. Noi mettiamo sempre comunque al centro i nostri concetti di gioco, il nostro pensiero tattico. La mia figura deve essere brava a gestire il singolo fisicamente ma deve essere tutto messo in relazione all’idea di gioco".

Parte atletica quindi, ma anche tanto pallone: il calcio di Italiano tende alla sfumatura dei ruoli a favore di un prototipo di giocatore che sappia fare bene tutto e ad un alta intensità. "Oggi per me il calcio va in questa direzione: sempre meno Gattuso che va a rubare i palloni, ma sempre più giocatori che sappiano creare calcio da ogni posizione. Deve saper giocare il pallone il terzino, il difensore centrale, il mediano etc.". Così lo stesso Italiano parlava della sua concezione di calcio in un'intervista a NuovoCalcio. Allo Spezia, durante gli allenamenti, si cercava di ricreare più possibile situazioni di partita, concentrando il lavoro più sulla parte offensiva che sul limitare le armi degli altri. D’altronde è stato anche il motto della conferenza stampa di ieri, “Difendere bene, attaccare benissimo”. Oltre a questo Italiano ha sempre curato la parte relazionale coi calciatori, caratteristica figlia di un ruolo, quello di calciatore, che lui sente ancora suo come ha fatto intuire anche ieri, e dell’incontro a inizio carriera con Cesare Prandelli a Verona, figura che più di tutte gli fece capire l’importanza del rapporto calciatore-allenatore.

Intensità, fluidità dei ruoli e cura del rapporto coi giocatori: tutti concetti già intravisti in questi primi giorni che, speriamo, si consolideranno da qui ad agosto grazie al lavoro di tutti i giorni; proprio sul lavoro e costanza Italiano ha posto le basi dei suoi successi recenti e, come lui stesso ha detto durante il suo intervento all’AIAC l'anno scorso: “Ricordate: ciò che non si allena si dimentica. Tutto va ripetuto con costanza.»