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IL MILAN, Delio e quella tradizione sfavorevole...

di Marco Sarti

La gara col Milan, a Firenze, non evoca mai buoni ricordi. Anno scorso due reti a freddo prima di Seedorf e poi di Pato (autentica bestia nera) distrussero in pochi minuti le velleità dei viola che, nel secondo tempo, accorciarono le distanze con Vargas. Finì 2-1 per i rossoneri, stesso risultato maturato l'anno ancora precedente. Quella volta, oltre al solito Papero, anche Huntelaar ci mise la firma pareggiando il gol di Gilardino che aveva portato in vantaggio la Fiorentina. Quella, ancora più della successiva, suonò come una vera beffa: i gol del Milan arrivarono entrambi negli ultimi dieci minuti di gara e Rosetti (direttore di gara dell'incontro) non vide (o finse di non vedere) una trattenuta solare su Montolivo in area rossonera. Non va meglio, anzi peggio, nella stagione 2008-2009. E' la partita, da parte milanista, dei grandi addii: Kakà e Ancelotti se ne andranno di lì a poco e decidono, in concerto col solito Pato, di dedicarsi l'ultima vittoria: è il 31 maggio e finisce 2-0 per i rossoneri. Insomma, sicuramente una prima più difficile per Delio Rossi non poteva esserci. Nemmeno bastasse la forza comprovata dell'organico milanista, ci si mette pure la cabala a dir male al nuovo tecnico viola. Lui, però, ha davanti sette giorni per invertire la rotta e, soprattutto, una città intera che lo inciterà. E visto che sognare non costa nulla: come sarebbe vincere contro i Campioni d'Italia al debutto, ribaltando pure una tradizione completamente sfavorevole?