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IL PARADOSSO DI ARTHUR CABRAL

di Alessandro Di Nardo

Come può un calciatore che in quanto a reti segnate ha messo dietro di sé fenomeni del calibro di Kylian Mbappé ed Erling Haaland faticare così tanto ad imporsi in Serie A? È il paradosso di Arthur Cabral, primo tra i marcatori under 24 in Europa ma ancora corpo avulso nella Fiorentina di Italiano. La classifica pubblicata da Skysport vede il brasiliano primo per reti stagionali (28) tra gli attaccanti nati dopo il ’98; alle sue spalle Darwin Nunez (26 gol), Mbappé (26), Vlahovic (24) ed Haaland (23), nessuno tra i giovani attaccanti in giro per l’Europa ha segnato di più, anche se il dato è influenzato (viziato) dai 27 centri messi a referto col Basilea da agosto a dicembre, a fronte di una sola rete segnata da quando veste la maglia della Fiorentina.

Pur avendo chiaro sin dall’inizio la netta differenza in termini di qualità e quindi di difficoltà tra la Super League Svizzera e la Serie A, era forse lecito aspettarsi che, ad un mese e mezzo dal suo approdo in Italia, il classe ’98 fosse qualche passo più avanti nel percorso di integrazione con la nuova realtà. I numeri collezionati con la Fiorentina stridono rispetto a quanto fatto solo pochi mesi fa con il Basilea: Cabral finora è stato impiegato in campo per 172 minuti con una sola presenza da titolare, alla prima gara ufficiale nello 0-3 interno con la Lazio del 5 febbraio (a sei giorni dal suo arrivo a Firenze) e 4 spezzoni di gara, mentre in 3 occasioni l’attaccante non è stato impiegato da Italiano. Se sommiamo i minuti, Cabral ha giocato in totale circa due gare da 90 minuti in cui ha collezionato una rete (la spaccata vincente in piena area col Sassuolo) e poco più.

Anche col Bologna, match in cui è entrato al 60’ al posto di Piatek, il brasiliano è sembrato un pesce fuor d’acqua: zero dribbling, zero tiri e zero contrasti vinti, un triplo 0 che rende in numeri la sensazione di un giocatore non solo ancora non integrato a pieno nel gioco di Italiano ma anche in ritardo di condizione atletica. Arrivato paradossalmente come un attaccante esplosivo e capace di usare al meglio il proprio fisico, il ventitreenne di Campina Grande non ha finora mostrato molto delle sue caratteristiche, ma potrebbero essere proprio queste sue peculiarità il motivo delle sue recenti prestazioni: Cabral è alto 186 centimetri e pesa 87 chili, un fisico imponente e massiccio ha bisogno di tempo e costanza nell’allenamento per entrare in ritmo e così è probabile che questa difficoltà atletica sia dovuta ad un carico di lavoro nuovo affrontato dal brasiliano nell’ultimo periodo rispetto a quanto era abituato in Svizzera.

La buona notizia viene dal minutaggio che, escludendo l’esordio a sorpresa con la Lazio, nell’ultimo mese sta salendo progressivamente: 12 minuti con lo Spezia, 28 col Sassuolo, 25 con la Juventus e 33 col Bologna, King Arthur sta piano piano mettendo carburante nel motore e presto potrebbe arrivare per lui una nuova maglia da titolare. Magari proprio alla prossima, a San Siro: contro un avversario, l’Inter, che ha nella fisicità dei tre centrali uno dei suoi punti di forza, il duello con Skriniar & Co. potrebbe essere un ottimo crash test per saggiare la crescita di condizione di Cabral. Italiano dovrà comunque trovare un’alternativa valida ad un giocatore come Piatek che ha più volte dimostrato di poter smarrire la vena realizzativa ed il brasiliano, per caratteristiche ed investimento fatto, sembra l’ideale per ricoprire il ruolo di titolare nell’attacco viola. Solo il tempo ed il campo potranno sciogliere il paradosso di un calciatore tra i migliori in Europa per prolificità ma ancora oggetto estraneo in questa Fiorentina