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IL RITORNO DI VINCENZO

di Andrea Giannattasio

Vincenzo Montella ricomincia dalla sua seconda città. Quella che, dopo Roma, lo ha consacrato nel grande calcio e che lo ha fatto diventare uno dei bomber più forti della storia recente. L’aeroplanino ricomincia da Genova, città che ha saputo amarlo ed odiarlo contemporaneamente e che tuttora divide le due fazioni di tifo genovesi. Perché “Vincenzino”, come tutti continuano a chiamarlo dalle parti della Lanterna, ha saputo regalare tante gioie alla sponda blucerchiata e più di un dolore a quella genoana, che lo accusa ancora di “tradimento” quando nell’estate del 1996 lasciò il Grifone in Serie B per tentare la sua prima avventura in A con la maglia della Samp. Altri tempi, ben altro tipo di pallone. Che però Montella seppe scaraventare (eccome) in fondo al sacco ben 61 volte in 98 partite, nel corso di tre stagioni in cui il nuovo tecnico doriano si consacrò come l’astro nascente della Serie A. 

Nel 1999 le strade di Montella e la Samp si divisero, con l’aeroplanino che planò in direzione Colosseo dove la stagione successiva avrebbe vinto uno scudetto assieme a Totti e Batistuta entrato nella storia della Roma e pochi mesi dopo anche una Supercoppa italiana (gli unici trofei vinti da giocatore da Vincenzo). Dopo sette stagioni nella Capitale, però, per Montella è già ora di cambiare, con il vento della Premier che lo portò ad affrontare la sua prima ed unica avventura professionale all’estero a Londra, precisamente al Fulham, dove però le soddisfazioni furono davvero poche. Un nuovo sorriso però era dietro l’angolo e più precisamente si trovava sulle sponde del mar Ligure, a Genova. Di nuovo su quella sponda blucerchiata che oggi - a distanza di sette anni dall’ultima volta sul campo accoglie il suo aeroplanino come nuovo allenatore e salvatore della patria, un ragazzino trasformatosi in un uomo arrivato sotto i riflettori che contano del calcio grazie alle tre splendide annate alla guida della Fiorentina. Che adesso dopo aver gioito con Montella, può sognare con Paulo Sousa.