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ITALIA, Storie di... Cassanate

di Tommaso Loreto

Fa effetto vedere l'Italia. Lo fa da quella sera piovosa dell'agosto 2010 quando un infreddolito Prandelli cominciava il suo viaggio sulla panchina azzurra. Lo scenario era Upton Park, lo stadio del West Ham, in piena Boleyn Ground, avversario di turno, in amichevole, la Costa d'Avorio. Non fu una gara memorabile, nemmeno troppo nel risultato, ma di certo fu un inizio.

Giunto stasera a un nuovo atto, importante. Perchè ripartire dalle macerie del Sudafrica non sarebbe stato semplice per nessuno. E, in questo, Prandelli ha ancora una volta avuto ragione. Chiudendo la qualificazione con due gare di anticipo, e trovando anche serate di gala come quella contro una derelitta Irlanda del Nord finita nel mirino. E scegliendo con decisione gente come Giuseppe Rossi, Giovinco o Cassano che del calcio moderno (così fisico e agonisticamente impegnativo) paiono fregarsene. 

E a guardarla da vicino, questa Nazionale, fa pensare a tante storie passate dalle parti del "Franchi". A tanti ex che, fra una battuta e l'altra, dalla panchina del "Franchi", si sono ritrovati poi a Coverciano con lo stesso allenatore. O a personaggi che, invece, le traverse del Viale Fanti le hanno idealmente soltanto sfiorate. Aquilani, per dire l'ultimo nome rovente dell'estate appena passata, è lì a testimoniarlo. Esattamente quanto quel Cassano sugli scudi per la doppietta di Pescara. E Firenze ha a lungo accarezzato la follia di un genio indisciplinato del genere in viola. Tanto che, forse, per un attimo c'è stata così vicina da non accorgersene.

Poi le vicende del mercato, del resto, hanno allontanato Fiorentina e Milan, con buona pace di Montolivo, ma anche di Cassano che, in rossonero, sa benissimo di giocarsi i prossimi europei. Qualcuno, ai tempi, fece riferimento anche a un difficile inserimento di Cassano in quello che sarebbe potuto essere lo scacchiere tattico di Mihajlovic. Francamente, fosse solo per quanto visto qualche ora fa, verrebbe da archiviare tutto quanto alle voce "Cassanate". Come quelle che, almeno quelle, Firenze si è risparmiata.