.

JUVE E FIORENTINA ALLEATE SUL MERCATO: ARTHUR L'ULTIMO DA DEGOBBIZZARE

di Alessandro Di Nardo

Da Melo (Felipe) a Melo (Arthur)- la Fiorentina nelle ultime ore ha perfezionato l'acquisto in prestito di Arthur, regalato ad Italiano il primo nome nella wishlist del tecnico viola e, soprattutto, ha sbloccato la tratta Torino (sponda bianconera)-Firenze, anche nell'altro senso di percorrenza. Il centrocampista brasiliano ha risalito la corrente rispetto a quello che sembrava essere il tragitto prediletto, dal Franchi allo Stadium, tratta scelta nel recente passato da Vlahovic a Chiesa, da Bernardeschi a Neto per arrivare appunto all'altro Melo, Felipe, fino a Roberto Baggio. Non si tratta certo della stessa tipo di operazione - Melo arriva a Firenze per rilanciarsi, seguendo la scia dei tanti che, dopo aver fallito in bianconero, hanno sfruttato la Fiorentina come una sorta di centro di riabilitazione. Pjaca, Amauri, Blasi, Balzaretti, Mutu, Maresca i più recenti: sono in tutto undici i calciatori che hanno abbracciato il viola dopo essere stati bianconeri.

Niente contestazioni, fischi né maglie bruciate: proprio perché la rivalità Juventus-Fiorentina corre su due modi di viverla diversa, percorrere l'A1 in questo senso è stato enormemente più facile. Arthur riapre una tratta che, negli ultimi anni, ha regalato alle volte colpi efficaci, altri spari a salve. L'ultimo caso, Marko Pjaca, mette in guardia i tifosi: arrivato a Firenze con la stessa formula di Arthur, prestito con diritto di riscatto, il "dieci" in viola è un buco nell'acqua fragoroso e la missione rilancio naufraga. Per un dieci in bianconeroviola che toppa c'è però anche l'esempio che lascia ben sperare, quello di Adrian Mutu, col rumeno che ci mise davvero poco, a suon di gol e di prodezze, a cancellare il suo passato scomodo.

Spesso la richiesta di cancellazione del vissuto in bianconero, avvenne anche fuori dal campo: è il caso della "degobbizzazione" imposta a Maresca, Marchionni e prima ancora a Di Livio e Torricelli, una cerimonia consumata qualche estate fa, quando in ritiro, i tifosi viola si presentavano armati di secchio d'acqua e bruschino per "lavare via" il DNA bianconero. Un vero e proprio rito pagano durante il quale venivano "sacrificati" anche alcuni oggetti di culto della juventinità come una copia del vecchio giornale "Hurra Juventus". Vedremo se, nell'afa del Viola Park, Arthur espierà le proprie colpe attraverso il lavaggio antigobbo. 

Oltre alle considerazioni tecniche e tattiche e ad i dubbi sulla tenuta atletica del centrocampista, l'operazione Arthur testimonia un dato di fatto: al di là dell'odio sportivo tra tifoserie e dall'astio della società viola nei confronti della Juve, testimoniato più volte attraverso scontri nelle stanze del potere e dichiarazioni del presidente Commisso, quello tra Juventus e Fiorentina è un canale florido per gli scambi di mercato. La Juve è infatti la squadra con cui la presidenza Commisso ha fatto più affari, soprattutto in uscita ma adesso anche in entrata. Una partnership di mercato intensificata negli ultimi anni ma che prescinde da questa gestione societaria, se si pensa che in tutto sono ventitre gli affari fatti tra Juve e Fiorentina (12 in entrata, 11 in uscita per i viola). Rivali sì, ma fino ad un certo punto, perché quando si parla di affari, come direbbe un navigato imprenditore come Commisso, cash is king e business is business.