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KALINIC, UN PEZZO UNICO

di Tommaso Loreto

Tra un paragone e l'altro lui segna. E quando non segna (evento assai raro) lotta, sgomita, ma soprattutto propizia. L'identikit del centravanti perfetto si arricchisce di un nuovo irresistibile profilo, e anche se i più non sembrano accorgersi del valore del soggetto in questione (più o meno come capita per tutto il resto della squadra, almeno osservando l'eco mediatico) Nikola Kalinic ha già ampiamente dimostrato di meritarsi titoli, copertine e, appunto, paragoni. Persino scomodi.

In principio fu un non ben precisato mix tra gli attaccanti del passato (alla Altobelli) e quelli attuali (su tutti Lewandowski) pur con le debite distinzioni e le adeguate distanze. Adesso che il bottino è stato ulteriormente rimpinguato (salendo a 7 gol totali, di cui 5 lontano dal “Franchi”) sulle prove di Kalinic piovono elogi e approfondimenti. Perchè poi, a rivedere il modo di giocare del croato, ci si accorge facilmente di come i gol siano soltanto la conseguenza di ben altro lavoro.

Quello che svolge Kalinic è infatti un compito molto più ampio della semplice finalizzazione, seppure sia chiaro che ad un attaccante si chiede soprattutto di comparire nella classifica cannonieri. Solo che adesso Kalinic regge l'attacco (pur con un Rossi in netta crescita) aggiungendoci concretezza e realizzazioni. Emblematica in tal senso resta l'azione del raddoppio di ieri sera a Verona. Perchè è Kalinic in primis a liberare Rossi sulla sinistra, e perchè è lui stesso ad andare a concludere.

Ed è forse per questo apporto “totale” che risulta più complesso del previsto trovare il paragone buono per l'attaccante arrivato in estate. Perchè di elementi così in grado di pesare sull'intero gioco della squadra se ne trovano pochissimi, ancora meno tra gli attaccanti, spesso molto più celebrati per i gol che non per l'apporto alla squadra. Paragonatelo a chi volete, perciò, anche perchè proseguendo di questo passo, per Kalinic, saranno scomodati nomi sempre più celebri della galassia calcistica.