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KEIRRISON, Sognando Inzaghi

di Matteo Magrini

Ma tu guarda Keirrison. E pensare che alla lettura delle formazioni ufficiali la presenza del giovane brasiliano al posto di Gilardino suonava come la scontata conferma (per chi come sport pratica il malpensiero) di un biscotto studiato a tavolino da mesi. Che si ingozzino, con quel biscotto, i romanisti o chi per loro. Queste cose, a Firenze, non esistono.

Chiudiamo questa triste parentesi (certo che infondo un pizzico di fastidio per aver fatto un favore a chi tanto aveva dubitato della Viola c'è) e torniamo al piccolo brasileiro. Era sparito, inghiottito da una condizione fisica scadente e da un urto, quello della Champions League, troppo forte per chi come lui era stato catalputato a sorpresa nel calcio vero. Contro il Bayern, nella gara di ritorno, la sua ultima, imbarazzante, apparizione.

Da li in avanti il niente, almeno in apparenza. Perchè in realtà, il Pranda, non lo aveva assolutamente perso di vista. Il K9 è andato a ripetizione dal mister, ha messo su qualche muscolo e si è ripresentato nella partita più difficile, davanti ad una coppia centrale (Samuel-Lucio) che metterebbe paura al miglior Tyson. Sorprende, questo si, che nella serata del riposo per il Gila Prandelli abbia scelto l'ex Benfica e non Babacar, da tempo indicato da tutti (mister in testa) come giocatore più pronto per sostituire l'11. Inutile dire quanto ancora una volta il tecnio di Orzinuovi abbia avuto ragione.

Giocatore strano, questo Keirrison. Lo vedi gironzolare per il campo, passo felpato e palloni toccati vicini allo zero. Poi, d'improvviso, la zampata. Come con la Lazio un altro goal facile facile (ma esistono, i goal facili?) ed un sospetto che inizia farsi fondato. Ma non è che questo è rapinatore vero? Certo, non sarà il brasiliano che con la palla fa quello che vuole (no, decisamente non lo è) e aizza le folle ma caspita, in area di rigore ci sa stare. Un pallone giocabile, una rete. E scusate se è poco.

Pazienza poi se il ragazzo ancora non ne becca una di testa, se su dieci corpo a corpo ne vince zero e se dopo un'ora la benzina finisce. Andate a guardarvi la partita col Bayern di cui sopra, o le altre apparizioni e vedrete che Keirrison, di strada, ne ha già fatta tanta. Ora attacca la profonfità con più convinzione, gioca con la linea del fuorigioco e, a duellare con i difensori avversari, almeno ci prova. Bella forza, direte voi.

Provate ad andare a Varese, però. Da quelle parti c'è un centro sportivo che si chiama Milanello e lì dentro si allena un ragazzotto che si fa chiamare SuperPippo. Stop azzeccati pochi, dribbling o giocate spettacolari manco a parlarne ma goal, oltre 300. Mica vogliamo paragonare il piccolo Keirrison al terribile Inzaghi, per carità. Solo che a volte per diventare campioni non importa saper giocare come Messi. Basta saper segnare, anche o solo da metri due. E' questione di fiuto, il goal come unica linfa vitale che quando arriva ti fa godere. Il K9 sta li, sparisce, lo cerchi invano e lo ritrovi solo quando c'è da spingere il pallone e cominciare a esultare. Non sarà il massimo ma, a volte, basta per diventare campioni. Vero Pippo?