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L'ANNO DEI BIG, Ljajic dagli schiaffi al riscatto

di Iacopo Barlotti

Sarebbe fin troppo facile, parlando di Adem Ljajic, ripartire dai cazzotti presi da Delio Rossi e dall'esilio dalla propria nazionale imposto da Sinisa Mihajlovic. Il 2012 di Adem Ljajic è fatto così: un'altalena di episodi per cuori forti, che però forse sta proiettando il giovane Adem verso il salto di qualità da ragazzino a giocatore vero.

In termini meramente statistici, la sua annata è purtroppo poca cosa: 34 presenze e appena 3 gol. Per un trequartista spesso chiamato a fare l'attaccante è un bottino assai magro. Eppure il 2012 era cominciato con una grande occasione per lui: la penuria di attaccanti e le tre gare da titolare a gennaio (Novara, Lecce e Cagliari) gli fruttavano però solo un assist. L'arrivo di Amauri lo relegava in panchina, poi all'Olimpico contro la Lazio (26 febbraio) Ljajic collezionava un'altra bocciatura: fuori all'intervallo. L'unico guizzo nella gara del Franchi col Chievo, il 1° aprile: entra nel secondo tempo e sigla su punizione il gol del momentaneo pareggio, prima che Rigoni al 90' firmi la vittoria dei clivensi. Il resto è storia, impressa nella mente dei tifosi di tutta Italia e di tutto il mondo: tre gare da titolare, il rigore sbagliato al Franchi con l'Inter, la prova opaca di Bergamo contro l'Atalanta, la sostituzione al 32' pt di Fiorentina-Novara con relativi pugni di Delio Rossi, fotogrammi che su Youtube contano centinaia di migliaia di visualizzazioni. Come se non bastasse, il maggio horribilis di Ljajic si conclude con l'esclusione a tempo indeterminato dalla nazionale serba, decisa dal ct (nonché ex tecnico viola) Mihajlovic per non aver cantato l'inno prima della gara amichevole con la Spagna.

Ma ecco da dove riparte Ljajic, dal punto più basso. Lavora duramente in estate, a Moena convince tutti e soprattutto convince Montella, uno che dove c'è da fare piazza pulita (vedi Cerci, Vargas, Lazzari) non guarda in faccia a nessuno. E' il goleador delle amichevoli estive, poi firma il primo gol ufficiale della Fiorentina 2012/13, segnando al Novara in coppa Italia a metà agosto. Ben presto diventa uno dei punti fermi dell'undici di Montella: gli manca la concretezza, ma tatticamente ha un ruolo fondamentale per il calcio spumeggiante della nuova Fiorentina. Con la Juventus sembra crollargli il mondo addosso per quel gol sbagliato a tu-per-tu con Buffon, a S.Siro con l'Inter colleziona un'altra bocciatura e viene sostituito all'intervallo. Ma un mese dopo, al ritorno da titolare, sblocca il risultato contro la Lazio con un gol da cineteca da fuori area: è la svolta, per lui e per la Fiorentina che da lì inanella la serie di 5 vittorie consecutive. Ma sul più bello Ljajic si fa male, e senza di lui i viola pareggiano con la Samp e perdono all'Olimpico di Roma: un caso? Non proprio. Conclude il 2012 da titolare a Udine in coppa Italia e con due panchine in campionato, fra interrogativi di mercato che potrebbero vederlo in prestito da qualche altra parte a gennaio. Potrebbe essergli utile per l'ultimo salto di qualità, ma siamo sicuri che Montella vorrà privarsene tanto facilmente?