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L'ERA DI DELIO

di Tommaso Loreto
Stefano Borgi

Delio Rossi, in conferenza stampa, sembra entrare un po' in scena. Sarà per quello che di formazione diventa difficile parlare, ma non di tutto il resto. Metafore incluse. Il tecnico sembra davvero aver cominciato a prendere le misure al suo gruppo, ma non solo. All'ambiente, alle dinamiche, ai processi. Della società come della città, della stampa come della sua squadra. Ed è anche e soprattutto per questo motivo che non si tira di certo indietro di fronte alle domande.

E almeno nelle parole di ieri in sala stampa, Delio, ha chiaramente fatto trasparire alcune delle sue logiche di comportamento e di guida. Che poi altro non sono che quelle che il gruppo deve seguire e rispettare. Rossi non fa sconti, in sintesi, a nessuno. Rilancia chiunque senza guardare la carta d'identità, ma solo a fronte delle giuste risposte che arrivano dal campo. Da Salifu a Camporese, da Ljajic a Felipe, Rossi non nega l'opportunità a nessuno di potersi ritagliare angoli di rivincite.

Ma, al tempo stesso, non consente a nessuno di portare avanti personalismi che possano nuocere al bene collettivo. In tal senso, le risposte sull'ennesimo caso piovuto su Cerci, sono emblematiche, e traspaiano una posizione a tratti persino ferrea, severa per non dire rigida. L'allenatore, in altri termini, non ha giustamente voglia di seguire questioni che col campo non hanno niente a che fare, ed è forse per quel che arriva dal rettangolo di gioco che, invece, le parole nei confronti di Lazzari sono state di tutt'altro tono.

E' nelle mani di Rossi, comunque la si guardi, la Fiorentina di oggi. Quella che attende anche le mosse delle altre mani, quelle di Corvino. Ma anche quella che, da Novara, ha dato la sensazione di aver imboccato una strada tutta da scoprire. Che, tra l'altro, potrebbe persino richiamare l'attenzione dei tifosi. A qualche mese dal suo arrivo Delio adesso sembra davvero a suo agio. E di questi tempi, di certo, è una gran bella garanzia.