L'EVIDENZA
Si è fatto sentire anche lo stadio, al termine di 90 minuti in cui non era comunque venuta meno la speranza di un episodio, del pallone giusto da scaraventare in rete. Invece ancora una volta la sterilità offensiva l’ha fatta da padrone, e al triplice fischio non poteva che esser la rivendicazione di meritare di più il sentimento più diffuso. E condivisibile. E’ necessario, o almeno auspicabile per la società, ripartire dal dissenso arrivato sabato sera per arrivare alle spiegazioni della crisi attuale (anche di rapporti), certamente evitando adesso di sentirsi semplicemente sotto attacco.
Nell’evidenza delle difficoltà di gioco palesate dalla squadra viola, le stesse che inevitabilmente chiamano in causa anche il tecnico, risiede gran parte dei malumori del momento, incertezze in tutti i reparti figlie di situazioni ormai lampanti ma non ancora corrette. L’assenza dei viola in termini di gol degli attaccanti è ormai un triste leit motiv di 12 mesi trascorsi in attesa di una sostituzione mai arrivata.
In un raffronto tra quanto ha segnato l'ultima punta prolifica, Vlahovic nel suo ultimo anno in viola dal gennaio 2021 al gennaio 2022, rispetto a chi è arrivato dopo, il solo serbo mise a segno 34 reti (di cui 9 rigori), mentre tutti gli attaccanti a disposizione di Italiano (Cabral 5, Gonzalez 7, Piatek 3, Jovic 3, Ikonè 3, Kouamè 2, Saponara 2, Sottil 1) ne hanno messi insieme 8 in meno: 26 (di cui 5 rigori). Non bastasse il dato di una squadra rimasta a secco 7 volte su 19 nell'intero girone d'andata (LEGGI QUI) parrebbero sufficienti pure le imprecazioni arrivate dagli spalti. Quanto meno a capire il trend offensivo in picchiata dell’ultimo periodo.
Così in attesa della ripresa degli allenamenti fissata soltanto per domani c’è da augurarsi che già da oggi, nei confronti interni, si rivalutino nuovamente i bisogni sul mercato, al di là di Brekalo o Sirigu, ma soprattutto che la lettura di quanto respirato a fine partita sabato sia volta a cercare soluzioni piuttosto che individuare nuovi nemici. Perchè poi, servissero ulteriori spiegazioni al finale amaro del match contro i granata ci sarebbe anche quella penalizzazione bianconera che pareva ulteriore favore del destino. D'altronde come in coppa Italia l’eliminazione di Milan e Napoli tende a cambiare il coefficiente di difficoltà anche in campionato lo tsunami plusvalenze avrebbe dovuto fungere da propellente, se non fosse stato per una squadra parsa invece smarrita per non dire intimorita al cospetto di un Franchi giustamente sfinito.
Segnali di scricchiolii interni legati al basso rendimento di molti, forse pure dovuti ai tanti cambiamenti apportati in corsa da Italiano (che d’altronde non avrebbe avuto molte alternative viste le contraddizioni in rosa fin dall'estate) e spie dei soliti, evidenti, motivi. Questioni rimandate per giustificare scelte di mercato oggi inefficaci che lasciano spazio a una confusione generale rinvenibile sul campo, specchio di un gruppo che paga quelle stesse nebbie che si addensano sui programmi del club (di per sè molto poco raccontati). Se alla vigilia, nell’intervento all’house organ, Italiano era stato invitato ad ascoltare solo la curva da uno dei messaggi recapitati via social, 48 ore dopo il k.o. con il Torino l’unica speranza da rilanciare è che ad ascoltare il legittimo “meritiamo di più” siano un po’ tutti in casa viola, e non esclusivamente l'allenatore.