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LA FIORENTINA DI MEZZO

di Tommaso Loreto

Sa tanto di strappo l'aria che si respira in casa Fiorentina. Ed è, a tratti, paradossale pensare che quell'idillio durato cinque anni adesso possa sciogliersi come neve al sole. Senza nemmeno una traccia di quell'unità da tutti rinvenuta. Le parole di Prandelli in sala stampa, quest'oggi, rispondono all'intervento di Diego Della Valle sulla "Gazzetta dello Sport" con identica incisività. E altrettanta inaspettata distanza. Chi si attendeva una "pura formalità" (riferimento non casuale a quella che si definiva la vicenda del rinnovo di contratto) resta quasi a bocca aperta ascoltando Prandelli. Anche perché il suo sogno, quel sogno tirato in ballo a fronte di un eventuale addio, è quello di una città intera. Di una piazza che vive di calcio. E che di calcio vuole sognare. Ma qui, il sogno, nessuno l'ha cancellato. Almeno non nelle dichiarazioni pubbliche. Forse cambia, si modifica. Necessariamente si adegua a quelle che sono le contingenze. Allora, davvero, se il sogno sta cambiando, o subisce rallentamenti, basterebbe davvero semplicemente dirselo in faccia. A quattr'occhi. Senza interviste, senza tecnicismi (i piani industriali e l'autofinanziamento di certo mal si sposano con le emozioni che una giocata, un gol, una partita sanno regalare). E senza intermediari. Ma con la chiarezza dei propri obiettivi, e delle strade da intraprendere per perseguirli e, forse, raggiungerli.


Quella chiarezza che, da più parti (altro aspetto paradossale), un po' tutti hanno richiesto. La piazza per prima. Allorchè la questione rinnovo Prandelli sembrava potesse essere rapidamente chiusa con un semplice incontro. Un incontro che, per la cronaca, è stato solo abbozzato come confessato dallo stesso tecnico in sala stampa. La chiarezza che Della Valle ha chiesto a Prandelli per il suo futuro. Un futuro che il tecnico ha disegnato ancora a tinte viola, purchè si chiarisca con precisione il come, il quando e il dove. Alzi la mano chi accetterebbe qualsiasi sfida senza poter sognare di vincerla. Ed è quella stessa chiarezza che, invece, Prandelli ha chiesto sugli obiettivi di questo progetto. Il cui riferimento alla cittadella, inevitabilmente, stona con la praticità delle mosse da attuare nei prossimi 12,48 mesi quando, di certo, di cittadella si potrà soltanto, al massimo, parlare. Senza ovviamente tralasciare l'aspetto relativo al rinnovo del tecnico. Fin troppo evidente, in tal senso, capire che di fronte a un unico ulteriore anno di percorso insieme tanto varrebbe prendere in considerazione tutte le ipotesi fin da ora. 


Una trasparenza che oggi, ed è forse questo l'aspetto più preoccupante, in Fiorentina non regna. In corridoi che raccontano più storie di coltelli che non progetti condivisi. Con il conseguente disorientamento della piazza e, ancor peggio, la divisione in opposte fazioni, tanto cara ai successori di Guelfi e Ghibellini. In ballo, oggi e domani, c'è la Fiorentina. Il suo finale di stagione, fra l'Europa da strappare in campionato e una finale di Coppa Italia, e il suo immediato futuro. Quello che, per intendersi, si scontra con i progetti futuri di cittadelle, con i bilanci in pareggio ma anche con le eventuali necessità di chi non crede più nel progetto dovendo inevitabilmente guardarsi intorno. Pur non volendo entrare nel merito della questione, non è possibile esimersi dal chiedersi se, come e perchè non sia stato possibile gestire diversamente un rapporto che, ormai in modo evidente, sembra del tutto incrinato. Quasi come se, nonostante la scansione dei mesi, mai fosse stato possibile semplicemente...parlarsi. Per la gioia di chi, poi, ridisegna gli scenari a proprio piacimento chiosando così: “Dai cacciami”... E allora andiamo avanti così, facciamoci del male ...