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LA FIORENTINA E IL SENSO D'APPARTENENZA

di Lorenzo Marucci

Sarebbe bello avere una squadra con un forte senso d’appartenenza. Per i tifosi viola, il massimo. Undici giocatori, fortissimi, grintosi e tecnici, e magari anche nati a Firenze. Un’utopia, ma forse già poter avere un gruppo di calciatori entusiasti e determinati come è apparso ieri Kharja nel giorno della sua presentazione, sarebbe molto importante e incoraggiante.  Il senso di appartenenza, quello che la società di Della Valle vorrebbe vedere nei suoi calciatori, lo si costruisce però nel tempo, radicandolo attraverso una serie iniziative e manifestazioni mirate, volte a far capire agli stessi giocatori quanto sia gloriosa la storia e la tradizione del club. Il senso di appartenenza insomma lo si respira – lo si dovrebbe respirare - varcando anche i cancelli della sede della società. In qualche caso – non in tutti naturalmente, perché poi i valori tecnici emergono chiaramente – il senso di appartenenza può anche spingerti a conquistare successi insperati.
   Nel recente passato però tutto ciò (la capacità di trasmettere questo senso d’appartenenza) è avvenuto troppo poco nella Fiorentina che adesso sta comunque provando a cambiare registro. Certo, il senso d’appartenenza nel calcio moderno è progressivamente scemato fino a diventare quasi inesistente.  Nella Fiorentina degli ultimi anni tra l’altro non sono mancati i casi di coloro che hanno voluto andarsene, su tutti Luca Toni che già dopo un anno in viola aveva pronte le valige per passare all’Inter, ma si sono registrati anche casi di coloro che in fondo sarebbero rimasti volentieri.
   Parlare di senso di appartenenza potrebbe sembrare anacronistico, ma provare a pensare che qualche giocatore possa ancora legarsi ad una maglia rappresenta una speranza per il futuro. Certo, poi occorre anche il famoso progetto, o quantomeno che il giocatore possa sentirsi coinvolto dalla società. Montolivo ha scelto di non rinnovare dopo aver a lungo pensato di potersi legare a vita ai viola, Gilardino invece – che alla fine potrebbe restare – avrebbe preferito poter discutere di un prolungamento del contratto ora in scadenza nel 2013. Forse proprio per sentirsi al centro della Fiorentina. L’impressione è che allora per puntare decisi sul senso d’appartenenza fosse preferibile indirizzarsi subito su giocatori orgogliosi di vestire la maglia viola (non che Gilardino non lo sia, anche perché da parte sua non è arrivata nessuna frase esplicita in merito ad un suo addio), giovani e in rampa di lancio. Ora probabilmente, anche se la Fiorentina aspetterà offerte fino all’ultimo secondo dell’ultimo giorno di mercato, potrebbe essere troppo tardi. 


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