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LA MANNAIA DEI MILIONI GETTATI IN CAMPO E QUEI SEGNALI CHE FANNO BEN SPERARE

di Andrea Giannattasio

Di mesi, da quel 4-3 che ancora brucia all’interno dello spogliatoio viola, ne sono passati quasi quattro eppure il canovaccio della seconda sconfitta stagionale contro l’Inter che si è consumata oggi, dopo quella alla seconda giornata di campionato, è stato più o meno lo stesso: meglio la Fiorentina (e nemmeno di poco) sotto l’aspetto del gioco e dell'intensità ma poi a far la differenza, come sempre, sono stati i milioni gettati in campo alla disperata. Non proprio banconote con le scarpette da gioco, ma poco ci manca: a settembre a decidere la partita sul 2-3 per i viola furono i contemporanei ingressi di Nainggolan, Hakimi, Vidal e Sanchez nel finale (ovvero all’incirca 24,5 milioni di euro di ingaggi, quasi quanto tutto il monte stipendi della Fiorentina dello scorso anno, al netto). 

Oggi invece i protagonisti sono stati altri, mentre il risultato lo stesso: Lukaku (pagato 68 milioni due anni fa, oggi 7,5 di ingaggio), Hamiki (pagato 40 con stipendio di 5) e Barella (costo pari a 37 milioni e ingaggio di 2,5). Tutto lecito, sia chiaro: nessuna irregolarità è stata commessa visto che oltretutto (e questo inspiegabilmente) da inizio stagione è stata confermata la regola dei cinque cambi. Solo che, a conti fatti, risulta essere ancora più apprezzabile la “quasi” impresa della Fiorentina, piegata solo al 119’ da uno dei pochi errori della difesa e in particolare del sempre più leader Martinez Quarta (anche se, vista la solerzia con cui la terna si è servita oggi del Var, viene spontaneo chiedersi come mai Massa non si sia posto il problema se l’azione fosse regolare o meno, alla luce del fatto che il difensore ha anche riportato dei visibili graffi sul collo durante l’azione finale - LEGGI QUA).

In tutto questo c’è il campo. Che ha raccontato ancora una volta come i progressi della Fiorentina sotto la gestione Prandelli siano sempre più visibili, per la gioia di Rocco Commisso, che ha potuto inziare comunque con un mezzo sorriso il suo 2021 italiano. A far ben sperare è soprattutto nuova identità tattica vista nella ripresa, che ha riproposto (finalmente) le due punte e che ha certificato come i viola, quando la gara lo permette, possano pure correre il rischio di giocare con una mentalità più offensiva: ottima poi la crescita dei singoli (da Castrovilli ad Amrabat passando per Bonaventura) così come d’impatto è stato l’ingresso dei subentrati (una menzione la merita certamente Venuti). Tutti indizi rassicuranti che ora dovranno essere dirottati solo sul campionato e sulla lotta alla salvezza, ovvero l’ultimo obiettivo rimasto per una stagione partita con il piede sbagliato ma che potrebbe presto riservare delle belle sorprese.