LA PRIMA E' DEI BAMBINI
Lo scenario è quello di West Ham, quartiere est della periferia di Londra. Il palcoscenico Upton Park, stadio che fu di quel Paolo Di Canio che, nel bene e nel male, fece impazzire gli inglesi. Comincia qui, nel tempio di Bobby Moore, l'avventura sulla panchina azzurra di Cesare Prandelli. Lui non sembra per niente cambiato. Accanto a lui il fido Gabriele Pin, in campo gli azzurri che cantano l'inno prima del fischio d'inizio di Italia-Costa d'Avorio.
Nella sua nuova Italia, Prandelli, ha chiamato Cassano e Balotelli alle spalle di Amauri. Vento di novità. Pronti via e proprio i due nuovi sembrano i più ispirati. Antonio inventa, Mario spara. Su una punizione dell'ex interista sembra che il gol sia già cosa fatta, ma il pallone sorvola la traversa. Poi, però, l'Italia si spenge. Come una candela sotto il diluvio che si riversa su Londra. Gli ivoriani prendono le misure agli italiani, si fanno pericolosissimi ma Sirigu in qualche modo tiene. Prandelli osserva, ogni tanto si alza e richiama i suoi. Al 15' e al 30' è in piedi come tante volte a Firenze lo abbiamo visto fare. Si sbraccia e applaude Balotelli, chiede più ordine e di passare più palloni a Cassano. Sarà anche per questo che quando il barese viene steso è il primo a schizzare in piedi.
Nella ripresa si comincia con le identiche formazioni. E la musica non cambia. L'Italia soffre e dopo dieci minuti capitola. Cross dalla destra, testata di Tourè e uno a zero per la Costa d'Avorio. Le prime mosse di Prandelli sono Quagliarella e Borriello per Amauri e Balotelli. Poi Cassani per Motta e Giuseppe Rossi per Cassano. Ma gli azzurri non girano, anzi a tratti sono sovrastati dagli africani. Prandelli si mette il K-way per proteggersi dalla pioggia che rende il terreno ancora più viscido. Niente da fare. Marchisio rileva Pepe, siamo agli sgoggioli. Il tempo di stropicciarsi gli occhi nel vedere Prandelli che spiega al capitano viola (stasera in casacca azzurra) i movimenti da fare e arriva il fischio finale.
Poco male, è pur sempre un'amichevole. “Ho visto qualcosa di buono” dirà nel dopo gara il tecnico azzurro. Lo guardi e sembra che niente sia cambiato. Risponde a tutte le domande spiegando i pro e i contro di una serata che, a livello di risultato, è comunque negativa. Qualcuno gli fa notare che, però, anche i grandi hanno steccato la prima. Pozzo, Bearzot, Lippi. Stavolta Prandelli. “Tra 25 giorni sarà tutto diverso” assicura il “Mago di Orz” prima di prendere la via del ritorno. La prima è andata, il resto della storia è tutto da scrivere. In bocca al lupo Cesare, infondo anche nel poker la “prima è dei bambini” e va sempre persa.