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LA PROVOCAZIONE DI MOU: DAVVERO LA ROSA DELLA FIORENTINA È MIGLIORE DI QUELLA DELLA ROMA?

di Alessandro Di Nardo

Il realismo magico è uno stile pittorico e letterario che dipinge una visione realistica del mondo aggiungendo anche elementi magici, spesso confondendo i confini tra fantasia e realtà. Ecco, se ci fosse una declinazione calcistica di questa corrente artistica sbocciata in America latina, il ruolo di capostipite del movimento spetterebbe a José Mourinho. Mai come in questo periodo lo stregone di Setubal sta esasperando la ricerca di un calcio estremamente pragmatico, a tratti barbaro e primitivo, garantendo allo stesso tempo la sua quotidiana dose di mistificazione della realtà ogni volta che si trova davanti a un microfono. Lo ha fatto anche ieri: in campo la battaglia campale vinta coi nervi contro il Napoli, nel post-gara il solito esercizio di retorica che anche stavolta ha tirato in causa la Fiorentina, e anche il Bologna: "Hanno bravi allenatori e hanno rose fantastiche, con due giocatori per ruolo. Noi senza Smalling, Dybala e Sanches non siamo una rosa fantastica: con loro sì".

Parole che hanno stupito ma fino a un certo punto, poiché l'idea che la Fiorentina (e in questo caso anche il Bologna) abbiano una rosa più attrezzata della sua Roma non è nuova. Stesso concetto che lo Special One aveva espresso qualche mese fa: "Se mancano cinque giocatori alla Fiorentina, ne ha altri cinque dello stesso livello. Per noi è diverso”. Ennesima dichiarazione da fumo negli occhi per spostare le responsabilità tecniche e mettere pressione alla dirigenza giallorossa? Probabile. Ma alla lunga, ripetendo allo strenuo lo stesso concetto, "la Fiorentina ha una rosa migliore (o comunque più completa) della Roma", qualcuno potrebbe anche cascarci. Ma può essere davvero così?

Prendiamo ad esempio la panchina della Roma contro il Napoli (quindi al netto delle assenze di Smalling, Dybala e Renato Sanches): a partita in corso Mou ha inserito Lorenzo Pellegrini, capitano giallorosso e nazionale azzurro, Sardar Azmoun 110 reti in carriera tra Russia e Germania, altre 50 in nazionale e una quarantina di presenze nelle coppe europee, Zeki Celik, terzino voluto dallo stesso Mou, nazionale turco e Stephan El Shaarawy, esterno da 78 reti in Serie A, una sessantina abbondante più di tutto il reparto esterni viola, Nico escluso. Non male per una squadra priva di alternative, che dal primo minuto ha schierato quel Belotti (130 gol in Serie A) che nella Capitale è atterrato come vice Abraham e che qualcuno a Firenze vedrebbe come titolare indiscusso già da gennaio. 

Certo, la Roma è corta dietro, con soli tre centrali di ruolo, ma Diego Llorente (in teoria riserva di Smalling) può benissimo valere un Luca Ranieri sul mercato. E in mezzo al campo Mou se la gioca spesso con un campione d'Europa (Cristante) e un campione del mondo (Paredes), con Aouar riserva di lusso da 3 milioni netti a stagione. Ecco, diamo anche un occhio al monte ingaggi: quello della Roma è il terzo in Serie A alle spalle di Juventus e Inter: 102,92 milioni, coi picchi rappresentati dagli stipendi di Lukaku, quasi 9 milioni, e Dybala, 7. La Fiorentina è settima, con un monte ingaggi lordo di 59,39 milioni. Un divario al contrario, rispetto a quello professato dal tecnico dei giallorossi, che si traduce anche nel valore totale delle due rose, stimato da Transfermarkt di 323 milioni per la Roma e di 252 per la Fiorentina.

Insomma, al netto del rendimento negativo di alcuni top player (ad esempio Paredes), difficile giustificare l'uscita del tecnico portoghese e non relegarla a mera provocazione. Ma leggiamo anche il buono (per la Fiorentina) delle dichiarazioni di ieri: Mou stima il lavoro fatto da Italiano e teme i viola, spesso nella mente e nelle frasi del portoghese e attualmente a +2 in classifica sulla banda dello Special One. Stavolta il rumore dei nemici arriva anche da Firenze.