LA RICONOSCENZA
La riconoscenza non è di questo mondo, e fin qui ci siamo un po' tutti. Perché poi, comunque la si guardi, probabilmente tutti si sono ritrovati a fare i conti con qualche mancata riconoscenza. Il mondo del pallone, poi, non fa altro che accelerare qualsiasi processo. Nel bene e nel male. Ed è per questo che le cadute dalle stelle alle stalle sono spesso tanto repentine quanto rumorose (e dolorose).
La sa bene il “Chuchu” Esteban Cambiasso, simbolo insieme ad altri, del clamoroso “triplete” infilato soltanto due anni fa dall'Inter di Mourinho. Nel pareggio di ieri sera contro il Catania, l'argentino ha dovuto prima ingoiare la sostituzione di Ranieri, poi il boccone amarissimo di un San Siro inviperito e squillante di sonori fischi. Lui, da giocatore che non si è mai risparmiato, non è riuscito a trattenere le lacrime, e le cronache raccontano di un pianto a dirotto in panchina. Ben altra situazione quella che hanno vissuto, a periodi alterni, Lotito e Reja in quel di Roma, sponda biancoceleste. Una squadra che oggi può godersi il due su due nei derby cittadini e l'ebbrezza di un terzo posto in solitaria che significa Champions League, ha ieri assistito alle ennesime contestazioni dei tifosi laziali a fronte di un “progetto che pare quello dello stretto di Messina”.
Riferimento, quest'ultimo, molto vicino a quanto espresso (con tutt'altra ironia e leggerezza) ieri dalla Curva Fiesole con quello striscione che ha convinto praticamente tutto lo stadio. Del resto, nella risposta offerta ieri dalla città alla chiamata della Fiorentina, se qualche mugugno c'è stato si è trattato di semplice, e velata, sottolineatura di come, al di là dei tre punti, ci sia bisogno di una scossa per non dire di qualche cambiamento radicale. In campo dove per oltre 50' la squadra sembrava incapace di arrivare solo al tiro, e nelle stanze societarie dove molto è stato sbagliato in più di una sede. Ci fanno pensare, perciò, le vicende che (forse persino senza nemmeno troppa cognizione di causa) abbiamo voluto tirare in ballo. Fosse solo perchè, da queste parti, in più di una circostanza sui tifosi (per carità, ci guardiamo bene dal tirare in ballo la gestione dei rapporti con la stampa) si è abbattuta la delusione societaria, per una sorta di ingiusta irriconoscenza. Per non tornare su quando sono avvenute vere e proprie controproteste alle lamentele, giustificate, della tifoseria.
Si dice che ieri ADV, nel corso dell'intervallo, si sia fatto decisamente sentire con la squadra. Per la delusione di un momento che non sembra avere fine, nè via d'uscita. Di certo è una nota più che positiva, che lancia segnali incoraggianti su un futuro ancora oscuro. Ma anche alla luce di quel che succede altrove, ci auguriamo anche che sin da ieri la Fiorentina decida di ricordare le risposte dei tifosi come quelle di ieri (come giustamente ha fatto con le proprie dichiarazioni Vincenzo Guerini ringraziando i tifosi), piuttosto che qualche contestazione o fischio ben più giustificabile delle mancanze di riconoscenza osservate a Milano e Roma. Il calcio, del resto, è anche questo.