LA RINASCITA DI MANUEL
Nel suo primo anno in viola, Pasqual stupì tutti. Persino Marcello Lippi che, a Firenze, lo convocò poco prima che la sua Nazionale cominciasse la vittoriosa avventura dei mondiali tedeschi del 2006. E non fosse stato per lui, per Pasqual, chissà se lo score di Toni di quei tempi sarebbe stato lo stesso. Da lì anche un tira e molla infinito con l'Arezzo per il riscatto definitivo del cartellino e soprattutto per mettersi al riparo dalla Juventus che su Pasqual aveva seriamente messo gli occhi.
Poi, però, qualcosa deve essere cambiato. E anche in campo, prima con Mutu e poi con Vargas, Pasqual non sembrava più lo stesso. Tre annate difficili, per non dire complesse, e le conseguenti voci che lo vedevano in partenza a ogni finestra di mercato. Lui non si è mai scomposto più di tanto, anzi, per la verità non ha mai aperto bocca. Eppure i fischi e i mugugni devono per forza avergli fatto male, soprattutto nelle annate più difficili.
Ma è sempre stata questa la sua vera forza. Pasqual, fuori dal rettangolo di gioco, sembra quasi un alieno rispetto alla media dei calciatori. Sempre posato, mai una parola fuori posto, mai un avvenimento da copertine gossip o racconti scandalistici. E giorno dopo giorno, gara dopo gara, è tornata anche la qualità di un tempo nei cross e negli assist. Dalla scorsa stagione una lenta ma inesorabile rinascita, fino all'esordio di ieri a tratti entusiasmante. Di certo senza mai una pausa per tutti i 90 minuti di gioco..
Si dirà che Lazzari gli ha dato un grande aiuto, a sinistra, ma di certo mettere lo zampino in entrambe i gol denota una condizione davvero importante. E se dal suo sinistro continueranno a piovere traversoni come quello di ieri, Gilardino dovrà continuare a ringraziarlo ancora un bel po' di volte.