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LA SELEZIONE POST-MERCATO E UN CENTROCAMPO DIVISO IN DUE

di Dimitri Conti

"Dieci mediani per te, posson bastare". Forse era questa canticchiata frase a dettare le scelte della Fiorentina sul mercato estivo a proposito della costruzione del centrocampo da consegnare a mister Vincenzo Italiano. A fine sessione la parola d'ordine, guardando al maxi-reparto messo su, non poteva essere diversa da "abbondanza". Ma avevano davvero ragione i latini? Melius abundare quam deficere? Osservando lo sviluppo dei primi due mesi di calcio giocato, si può dire che la cernita sul centrocampo, al posto dei suoi dirigenti, sia stata fatta da mister Italiano.

Dei dieci centrocampisti centrali presenti in rosa (nell'elenco c'è anche il lungodegente Castrovilli), solo in cinque sono stati inseriti davvero e con continuità all'interno delle rotazioni. Per gli altri, invece, una sorta di selezione naturale di carattere tecnico che li ha visti completamente esclusi o quasi, pur ognuno con sfumature diverse, dal cerchio evolutivo.

Non è il caso certamente di Amrabat, elevato a certezza sia per la bontà delle sue prestazioni che per il vuoto lasciato dall'addio a Torreira, o di Bonaventura, assente solamente quando il fisico l'ha fermato, ma neanche di Mandragora, portato a Firenze per fare il play ma nel mentre capace di scoprirsi abile anche in altre zolle di campo. Minutaggio più che accettabile anche per Maleh, tornato ieri sera in campo dopo una lunga assenza ma all'inizio presente spesso da titolare in serie, e per Barak, considerando che il ceco è arrivato a fine mercato e da quel momento non è stato titolare soltanto nelle ultime due partite. Nel suo caso, semmai, i dubbi vanno sulla collocazione in campo e/o sul corretto utilizzo delle sue migliori qualità.

Sull'altra sponda del fiume, invece, decisamente meno sorrisi. Aspettando il rientro di Castrovilli, le cui doti (pur nella discontinuità vissuta prima dell'infortunio) nell'uno-contro-uno sembrano mancare e non poco a questa Fiorentina, sommando gli altri quattro giocatori capaci di giocare a centrocampo non si arriva a collezionare il minutaggio del meno impiegato tra i primi cinque nominati (Maleh).

Tutti per motivi differenti, ma quasi mai utilizzati. Benassi secondo Italiano è un terzino, ma nella sua carriera ha fatto ben più anni da interno: dopo essere sceso in campo a inizio stagione, è rimasto vittima del caos liste ed escluso sia dalla Serie A che dalla Conference, in attesa di uscire a gennaio. Uscita che avrebbe fatto volentieri Zurkowski, bloccato a Firenze dagli ultimi giorni di fuoco con l'Empoli e ora a forte rischio di perdersi il Mondiale con la Polonia per scarsissimo impiego (neanche mezz'ora in tutto per lui). Una situazione che sta irrigidendo e infastidendo numerosi suoi connazionali, a partire dal primo cittadino del calcio, il ct Michniewicz. Uscita che verosimilmente avrebbe fatto bene a Bianco, rimasto invece senza più la possibilità di alternare Primavera e prima squadra, accontentato giusto con lo zuccherino dell'esordio europeo, 16 minuti più recupero.

Last but not least, la situazione di Duncan merita qualche riga a parte. Uomo-immagine e punto fermo (e di forza) della Fiorentina di Italiano nella passata stagione, capace di sbloccare l'ultima partita contro la Juventus, quella per il ritorno in Europa, il ghanese è scomparso dai radar in questa annata. Tra piccoli problemi fisici e un periodo di assenza dovuto alla nascita del figlio, fin qui per lui c'è stato spazio nell'undici titolare una sola volta. Poi quattro subentri e la miseria di 131 minuti in tutto. Italiano per ora non lo vede, neanche in una situazione di tangibili difficoltà come questa, e ciò che arriva grazie agli spifferi lascia intendere che il rapporto tra i due, tecnico e personale, non sia proprio in una fase di massimi storici. Rivedersi la plateale discussione dopo la partita con l'Empoli di fine agosto per farsi un'idea. Da colonna a ricordo, da solida certezza a sicura assenza. Un po' come per tanti altri, un po' come l'intera Fiorentina fin qui.