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LA STORIA IN DUE GIORNI

di Tommaso Loreto

La squadra oggi parte per il ritiro di Montecatini. Dopo 48 ore tra le più difficili della propria storia, la Fiorentina prova a muovere i primi passi. Lontano migliaia di chilometri da quel Pantaleo Corvino appena esautorato e il cui dolore familiare merita il massimo rispetto. Fa quasi effetto, oggi, commentare l'addio della Fiorentina a uno dei suoi protagonisti. E francamente ci parrebbe fuori luogo qualsiasi valutazione, vista la gravità della vicenda umana. A Pantaleo, uomo vero, in questo momento c'è solo da far sentire la vicinanza e il cordoglio di una città intera per la quale, comunque la si guardi, l'uomo si è speso con sconfinata passione. Il perchè e il per come dei suoi errori, oggi, lascia il tempo che trova.

La vita, quella sportiva della Fiorentina, va intanto avanti. Con il gruppo che, dicevamo, saluta Firenze e si avvia a Montecatini per cercare un pizzico di lucidità e provare a chiudere questa stagione senza ulteriori tracolli. A cominciare da domenica a Marassi, in una gara difficile contro un Genoa su di giri e sconfitto a Roma. Un obiettivo, quello di salvarsi, che pare minimo, ma che varrà la pena inseguire con grande attenzione, almeno stando alla tenuta psicologica (praticamente nulla) di questo gruppo. Nel frattempo la società lavorerà, ci auguriamo con una certa celerità, per capire come programmare, ed organizzare, la prossima stagione. Dalle scelte dirigenziali a quelle di mercato, fino a quelle tecniche.

Si chiudono, dunque, due giorni che in pratica hanno fatto la storia dell'era Della Valle. Dall'umiliazione indelebile dello zero a cinque interno contro la Juve, alla fine della gestione Corvino. Il quale, per inciso, è stato salutato con l'alone del sacrificato sul patibolo della rabbia popolare. Una scelta che in qualche modo sembra tornare sugli addii velenosi. Come quello al “quasi bianconero” Prandelli o al "non convinto del progetto" Montolivo. Perchè è forse questo l'aspetto che lascia un pizzico interdetti al termine delle 48 ore in questione.

Corvino che ha sì agito in piena autonomia, ha anche messo in pratica quelli che erano i dettami di una società che, per fare un esempio, è passata da un esborso da quasi 50 milioni di euro (mercato estivo 2008 con i Gilardino, i Vargas, i Felipe Melo) a una gestione a “zero euro” che resiste tra le ultime esternazioni di un DDV mai più intervenuto sulle vicende gigliate. Non vorremmo, in soldoni, che l'addio a Corvino dovesse suonare come l'ennesimo allontanamento del “colpevole” di turno. Perché se è vero che il diesse ha sbagliato (e molto) nelle ultime due stagioni, è altrettanto vero che il declino e il tonfo di questi ultimi giorni non può e non deve essere unicamente imputato a lui.

Perchè le decisioni sono sempre e comunque arrivate dall'alto, e perchè non solo il diesse c'ha messo del suo nella malattia che ha reso inerme la Fiorentina, con altri addi che oggi suonano inevitabili. Se così non fosse, verrebbe da temere per eventuali cambiamenti di facciata invece che vere e proprie rivoluzioni.