L.DI BENEDETTO, Mitra, chitarra e primato
Il ricordo di Lorenzo Di Benedetto, giornalista dal 2011, di Fiorentina-Juventus 1-0 del 13/12/1998. "Se battiamo anche la Juventus quest'anno lo scudetto è nostro". Nel dicembre 1998 il pensiero del popolo viola era questo. Perché la Fiorentina era prima in classifica. Perché Batistuta non aveva nessuna voglia di smettere di fare gol. Perché il Carnevale di Edmundo non era ancora arrivato, Rui Costa dirigeva il centrocampo viola con maestria e il Trap in panchina rappresentava l'uomo ideale per tornare a cucirsi sul petto quel tricolore che in casa viola mancava da ormai 30 anni. Era dicembre, la Juventus di Zidane e Del Piero non stava attraversando un bel momento, a differenza della Fiorentina, prima in classifica e lanciata verso il titolo di Campione d'Inverno. Lo stadio era gremito, la coreografia era pronta, in Fiesole la scritta "1926", con lo strisione "Nasce la storia", dall'altra parte, in curva Ferrovia, "1998...continua la fede". Io mi trovavo in Maratona, come sempre, anche se ero soltanto un bambino, insieme a babbo e mamma, con in mano la bandierina viola, perché per l'occasione la coreografia era stata estesa a tutto lo stadio. Il Franchi era gremito in ogni ordine di posto, e finalmente Fiorentina-Juventus iniziò anche in campo. I viola di Trapattoni erano consapevoli di potercela fare, il pubblico anche, ma nei primi 45 minuti il risultato rimase bloccato sullo 0-0 senza che Heinrich prima ed Edmundo poi riuscissero a far male a Peruzzi. Già Peruzzi, il portiere della Juventus, unico bersaglio che mancava a Batistuta per poter dire di averli battuti praticamente tutti in Italia. Poi il secondo tempo, del 13 dicembre, della tredicesima giornata di serie A, al minuto numero tredici della ripresa... Heinrich, Oliveira, cross, testa di Batistuta e gol. La corsa inarrestabile di Batigol, mitragliata, schitarrata e abbraccio con i compagni. Neanche a dirlo, quello del capitano viola, era il gol numero 13 in campionato e al Franchi scoppiò il finimondo. Un caos impossibile da raccontare. La partita era ancora molto lunga. La Fiorentina andò più volte vicino al gol del raddoppio, con Lulù Oliveira e con Edmundo ma alla fine il risultato rimase invariato sull'1-0, fino al triplice fischio dell'arbitro che mandò le squadre nello spogliatoio. Dopo la vittoria contro la Juve la consapevolezza di poter tornare Campioni d'Italia era ancora più forte. "Quest'anno lo scudetto sarà nostro, adesso ne sono certo". Era questo lo stato d'animo del popolo viola al triplice fischio di uno dei più memorabili Fiorentina-Juventus della storia recente. E in fondo, anche se poi tutti sappiamo come andò a finire, per poche ore, uscendo dal Franchi, la gente aveva la netta sensazione di avere il tricolore cucito sul petto. Emozioni che soltanto una vittoria contro la Juventus e un primato in classifica più che meritato ti possono dare. Un po' come un bambino che aspetta con ansia i regali di Babbo Natale, perché anche in quel 13 dicembre il Natale era vicino e Batistuta regalò al suo pubblico una serata indimenticabile.
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