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LE IDI DI MARZO: 10 AMICHEVOLI E TEMPO DI PROFONDE RIFLESSIONI

di Andrea Giannattasio

Due gol incassati, due subiti ma subito annullati e una traversa contro: basterebbero questi numeri per sintetizzare quella che è stata la prestazione della Fiorentina ieri sera a Cagliari. Il niente, o poco più, concentrato in 97’, eccezion fatta per la perla di Chiesa che ha evitato un passivo molto più pesante. La più brutta Viola dell’anno cade senza appello nell’ultima sfida che poteva dare ancora un barlume di speranze europee, al termine di una settimana densa di polemiche in cui a farla da padrone sono state le frasi (evidentemente fuori tempo) di Stefano Pioli, che gettando più di un’ombra sul suo futuro aveva indirettamente trasformato la gara della Sardegna Arena in un esame sulla fiducia. Un test per vedere se la squadra, al netto di tanti acciaccati e di alcuni assenti illustri, avrebbe dato seguito alla richiesta della proprietà di credere ancora nella corsa europea e, nel contempo, sarebbe stata capace di dimostrare di essere a fianco del proprio allenatore. L’epilogo della nottata sarda, sotto questo aspetto, è davvero preoccupante.

Perché per la prima volta da tre mesi a questa parte la Fiorentina è sembrata sciogliersi come neve al sole dopo l’iniziale vantaggio di Joao Pedro, dando la sensazione di essere svuotata nella testa ma soprattutto nel cuore. Nei suoi sentimenti, quelli che più di tutti - anche al cospetto di avversari più forti - avevano saputo giocare un ruolo decisivo nelle clamorose rimonte tra dicembre, gennaio e febbraio. Stagione pressoché finita a metà marzo dunque (le famose "Idi" che due millenni fa erano state fatali per Giulio Cesare) e, di fatto, dieci amichevoli da giocare da qui alla fine del campionato, in attesa della semifinale di ritorno di Coppa Italia che nonostante tutto può ancora dare un senso ad un’annata per il momento ben al di sotto della sufficienza (i punti in meno rispetto all’anno scorso adesso sono quattro). 

Il tempo per fare le prime (ma già profonde) valutazioni, in ogni caso, è già iniziato. E le risposte ad una piazza che ribolle di rabbia e delusione dovranno essere date in tempi celeri sia sul fronte della conferma dell’allenatore che della direzione sportiva, evidentemente coinvolta nel deficitario rendimento di una squadra costruita in estate a fronte di un esborso di quasi 40 milioni di euro e adesso decima, con il famoso “sogno” del settimo posto che al termine di questo weekend potrebbe essere distante ben dieci punti. Anni luce. Il tempo delle parole pare essere terminato: adesso Firenze chiede soltanto fatti.