LE SIRENE DI OLTREOCEANO
Il canto delle sirene, da sempre, è una di quelle tentazioni difficilmente ignorabili. La storia, la narrativa e la letteratura sono piene di racconti in cui intere flotte di marinai perdono la rotta, o spariscono, per seguire quel canto tanto soave quanto fatale. Tornando alla nostra realtà, quella calcistica e soprattutto della Fiorentina, per riportare il tutto ad una dimensione più vicina a noi si può dire che stamani Firenze si sia svegliata sentendo in sottofondo il canto di due sirene. Due voci già percepite qualche mese fa, ma poi allontanatesi fino a sparire. Entrambe giungono da di là d'oceano, anche se da due coordinate piuttosto differenti tra loro.
La prima delle due sirene è più che altro un solista, un frontman di quelli potenzialmente stellari, anche se un po' in là con gli anni. Può bastare l'esempio dato da Ribery per non cominciare subito con i pre-concetti? Se poi uno si chiama Zlatan Ibrahimovic, si può anche provare a mettere per un secondo da parte l'aspetto anagrafico, 38 anni compiuti da qualche giorno, e pensare anche ad un dato intrigante che riguarda lo svedese: infatti Ibra ha realizzato più gol dai 30 anni in avanti, rispetto a quanti non ne avesse fatti in precedenza. Certo, l'operazione dovrebbe essere da sogni anche per quanto riguarda il lato economico - servirebbe un'ulteriore sforzo di Commisso in tal senso - e probabilmente, nonostante l'operazione anche soltanto puramente a livello di marketing potrebbe potenzialmente riportare indietro fior di milioni, è questo il vero, grande freno all'idea. Intanto, giusto sottolineare come il contratto dello svedese con i Los Angeles Galaxy decorra nei suoi termini dal prossimo 31 dicembre.
La seconda sirena è invece più integrata nella dimensione collettiva, è un direttore d'orchestra. È Daniele De Rossi. Una vita a Roma prima del grande salto in Sudamerica, a Buenos Aires, casa dell'iconico Boca Juniors. Due destini che si uniscono, citando i Tiromancino, ma dall'unione incerta, quando dall'inizio del matrimonio sono passati neanche due mesi. Normale che si riaccendesse immediatamente la suggestione Firenze, dopo la sfrenata corte estiva portata avanti da Montella e Pradè. Tecnicamente forse, oggi, la Viola non avrebbe bisogno di un altro regista statico nel mezzo - ci sono già Badelj e, in parte, Pulgar - ma senz'altro il profilo di DDR è uno di quelli che affascina, anche e soprattutto per carisma e capacità di leadership. Per il momento, però, dagli ambienti della Fiorentina arriva freddezza in risposta. Ma saranno in grado di resistere per sempre al canto di certe sirene?