LJAJIC... UN LAMPO NEL BUIO
Un secondo tempo inguardabile, imperdonabile, senza scuse apparenti. Una sconfitta “piccola piccola” (come il “Borghese” di Monicelli) che azzera i sogni, uccide le speranze. Per di più contro un avversario (anch'esso) "piccolo piccolo", che in campo schierava un solo giocatore: Alessandro Diamanti. E Diamanti (ironia della sorte nato a Prato, cresciuto nella Fiorentina) ha vinto da solo la partita, contro undici fantasmi bianco-viola. Dobbiamo andare avanti? No, sarebbe come sparare sulla crocerossa. Appare chiaro come, a questo punto, la stagione attuale sia da prendere così, a mò di esperimento, una sorta di anno zero nel quale lavare le ferite delle stagioni precedenti. Propedeutico (questo sì) alla prossima, quando tutti dovranno fare un salto di qualità, Montella compreso. E parliamo di carattere, di personalità, di concentrazione, di presenza dentro la partita durante tutti i 90'. Detto questo, ci siamo sforzati di cercare un bagliore, un lampo nel grigiore generale. Addirittura nel buio del secondo tempo di Bologna. E questo risponde al nome di Adem Ljajic. Un po' di numeri per gradire: il “fenomenino” è arrivato alla 4° segnatura stagionale, la terza consecutiva dopo la doppietta contro l'Inter. Sopratutto è la prima in carriera lontano dal “Franchi”. Ripercorriamo brevemente: 3 reti nella stagione 2010-2011, due su rigore contro Palermo e Parma, più quella decisiva nel 3-2 casalingo contro il Brescia. La stagione scorsa Adem si è fermato ad una, anch'essa bellissima (punizione dal limite nel 2-2 contro il Novara) tra l'altro decisiva e... sfortunata, visto che porterà alla “scazzottata” con Delio Rossi. Quest'anno si comincia con la gran botta contro la Lazio, quindi la doppietta già citata ai nerazzurri, ed il destro vincente del Dall'Ara. In tutto 9 reti su 76 presenze col giglio sul petto. Qualcuno potrebbe dire... non un granchè. Vero, ma l'importante è cominciare.
Ci piace poi sottolineare la fattura del gol contro il Bologna, forse il primo segnato da Ljajic proprio come avrebbe fatto un vero attaccante. Quante volte gli abbiamo rimproverato la mancanza di freddezza sotto porta, la ricerca continua (ed esosa) del colpo ad effetto, quell'istante perso a pensare dove e come piazzare il pallone. Col risultato di vedersi anticipare dal difensore avversario, o ancor peggio... vederlo calciare fuori impaurito dall'uscita del portiere (Buffon docet). Stavolta no, stavolta la mente di Adem ha corso veloce, ha anticipato le insicurezze ed ha lanciato l'imput giusto. Al momento giusto. Assist di Aquilani, pallone sul destro e tiro a botta sicura sul palo del portiere. Un gol carino, che si fa vedere, certo non da spellarsi le mani. Quel che importa, però, tremendamente efficace. Un gol da attaccante vero. Un caso? Un episodio fine a se stesso? Beh, tocca al ragazzo confermare o smentire. Tre gol in due partite sono un segnale, la buona ora giocata al Dall'Ara certifica la crescita del calciatore, che ora sembra più deciso, più convinto dei propri mezzi. Il modulo, poi, lo aiuta, lo fa entrare di più e meglio nella manovra. Insomma tutto bene, l'importante è che non resti... un lampo nel buio.